Due economisti, il cinese
Choi ed il tedesco Thum, hanno costruito nel 2001 un modello generale
di funzionamento di un mercato pubblico caratterizzato da corruzione
o da racket/estorsione. L'ipotesi di partenza è che un imprenditore
deve acquistare e rinnovare un permesso amministrativo per esercitare
la propria attività, versando la mazzetta al funzionario pubblico
corrotto, sia in fase di primo acquisto dell'autorizzazione, che di
suo aggiornamento. Mutatis mutandis, tale modello è applicabile
anche al caso di un imprenditore che deve pagare, ad una
organizzazione mafiosa, il racket per entrare e rimanere sul mercato.
In questo mercato,
dunque, si verifica una condizione di concorrenza imperfetta. C'è
infatti una barriera all'ingresso, che fa sì che soltanto le imprese
che possono o vogliono pagare la mazzetta vi entrino. In un certo
senso, quindi, la presenza del costo legato alla mazzetta seleziona
le imprese che entrano nel mercato. Ci troviamo quindi in una
situazione prossima all'oligopolio.
Come dimostrano Hall,
Hitch e Sweezy, la curva di domanda, che lega il prezzo alla quantità
domandata, su un mercato oligopolistico, è ad angolo, e non è
quindi continua. L'angolo corrisponde al prezzo ed alla quantità di
equilibrio che si vengono a creare sul mercato. Il prezzo, fissato
per coprire tutti i costi e per garantire un margine di profitto, non
aumenta, perché l'aumento stabilito da una impresa non sarebbe
seguito dai concorrenti, mentre una eventuale diminuzione non
coprirebbe il costo ed il margine di profitto prefissato.
Una curva di domanda che
mette in relazione prezzo e quantità venduta può essere trasformata
mettendo in relazione profitto (che è il prodotto del prezzo per la
quantità), rappresentata nelle ordinate del grafico sottostante con
la variabile v, e numero di imprese che entrano nel mercato,
rappresentata in ascissa con la variabile n. La relazione è
decrescente, perché all'aumentare del numero di imprese che entrano
nel mercato, il profitto unitario tende a diminuire per via della
maggiore pressione concorrenziale. La curva è quindi, come detto, ad
angolo.
In presenza di un costo
fisso derivante dalla mazzetta, il punto di equilibrio del mercato si
verificherà in corrispondenza del punto angolare, dove entrano i ¾
delle imprese che entrerebbero in condizioni di mercato senza
pagamento della mazzetta. Tale valore è infatti il più alto che il
mafioso può fissare senza indurre un eccessivo e troppo rapido calo
dei profitti delle imprese, che determinerebbe un disincentivo ad
entrare sul mercato.
In assenza della
mazzetta, la curva traslerebbe verso l'alto, per una distanza
verticale pari all'importo della mazzetta stessa, perché a parità
di numero n di imprese operanti sul mercato, il profitto aumenterebbe
per un importo pari al costo risparmiato della tangente, come da
immagine sottostante. La curva più spessa rappresenta lo spostamento
in avanti derivante dall'assenza del pagamento della mazzetta. Come è
possibile vedere, con la curva priva del costo della mazzetta, il
numero di imprese, pari a 1 (il 100% delle imprese che potenzialmente
vogliono entrare sul mercato) è superiore al valore di ¾ (cioè
solo il 75% delle imprese che potenzialmente vogliono entrare nel
mercato) legato alla presenza del costo del pagamento della mazzetta.
Se ne ricavano tre
conseguenze:
- la presenza di
corruzione o racket genera una situazione economicamente
inefficiente, riducendo il numero di imprese che potrebbero operare
sul mercato se non dovessero pagare un costo estorsivo. Quindi la
presenza di criminalità riduce crescita ed occupazione;
- vi può essere un
interesse collusivo delle imprese ad alimentare il meccanismo
corruttivo o estorsivo: per quanto esso sia un costo per le stesse,
ha il vantaggio di impedire a dei potenziali concorrenti di entrare
sul mercato, facendo quindi crescere, per il minor numero di imprese
presenti, il profitto unitario. Se il maggior profitto unitario
legato al minor numero di imprese è superiore all'entità del costo
estorsivo da pagare, le imprese possono colludere con
l'organizzazione criminale (o il funzionario corrotto) per tenere in
piedi il meccanismo illegale. Ciò spiega la condotta cooperativa del
privato nelle fattispecie di corruzione, ed anche l'omertà che
spesso proviene dalle imprese sottoposte a racket;
- infine, l’entità
della mazzetta imposta dal mafioso è una funzione del valore
(profitto d’impresa) immediatamente precedente al «precipitare»
della funzione che lega il valore al numero di imprese operanti sul
mercato. Ciò significa che se il criminale “sbaglia” per eccesso
nella fissazione della mazzetta, facendo precipitare le imprese
vittime nella parte più discendente della curva, quindi provocando
un eccessivo taglio del profitto, si genera un incentivo a denunciare
il criminale da parte dell'impresa taglieggiata. Quandi la fissazione
dell'entità della mazzetta è una attività complessa, che richiede
una buona conoscenza del mercato, e che deve realizzare un equilibrio
fra massimizzazione del reddito illegale per il criminale, e
salvaguardia di un livello minimo di profittabilità per le imprese
vittime.