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domenica 22 luglio 2018

LIVORNO - PD E SOCIETA' CIVILE ED INCIVILE.

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 Il riferimento di questo post è l'articolo odierno sul Fatto Quotidiano rinvenibile al seguente link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/07/22/livorno-da-qui-il-pd-prova-a-rinascere-strategia-unire-centrosinistra-e-puntare-su-societa-civile-per-nascondere-il-partito/4501285/. Livorno, come è noto, è stato il laboratorio della disgregazione del partito demcoratico. Quattro anni fa, proprio mentre Renzi si crogiolava nel 41% alle Europee, il M5S conquistava il successo in quella che sarebbe stata la seconda città più grande da esso amministrata, dopo Parma e prima di Roma.
In una analisi del voto quartiere per quartiere (http://bentornatabandierarossa.blogspot.com/2014/06/una-analisi-un-po-piu-strutturata-del.html) evidenziavo come il voto operaio tradizionalmente "rosso" fosse ancora rimasto al Pd, seppur con consistenti emorragie confluite essenzialmente nell'astensionismo, mentre Nogarin vinceva sulla base di un voto trasversale, interclassista e cementato da un risentimento per la paralisi sociale ed economica lasciata in eredità dal Pd, aggravata dalla crisi economica generale.
In questi quattro anni, la deriva sociale è andata avanti. Il risultato delle politiche dimostra che anche il voto operaio si è consegnato in parte cospicua alla Lega, balzata oltre il 15%. Il Pd galleggia, vincendo all'uninominale della Camera, soprattutto in virtù di un certo calo registrato nel M5S, come conseguenza di una gestione amministrativa della città non brillante, e comunque non in grado di aggredire strutturalmente i grandi nodi critici della crisi urbana.
Di fronte a questa situazione, con una buona certezza che, andando al ballottaggio, il voto gialloverde si riaggregherebbe, persino il debole Nogarin ha possibilità concrete di ottenere un secondo mandato, e non è da escludere un boom del centrodestra a trazione leghista, come verificatosi nella vicina Pisa, per molti versi coinvolta negli stessi processi di degrado sociale, economico e civile di Livorno, appartenendo a quel quadrante tirrenico che è il cuore della crisi da deindustrializzazione della regione.
Con tali prospettive, il Pd livornese, che oramai costituisce uno dei capisaldi del residuo potere renziano, con il suo coordinatore cittadino (Andrea Romano) che è un uomo dell'inner circle del rignanese, si presenterebbe, secondo un articolo odierno del Fatto Quotidiano, con una mano tesa verso LeU (che riesce ancora, presidiando alcuni segmenti storici della sinistra radicale, a stare attorno al 5-6%) "ingoiando" il presuntuoso atteggiamento di Renzi, aprendo a candidati sindaci non targati sotto il profilo partitocratico e liste "rappresentative della società civile".
Ora, questa storia della società civile dura da sin troppo tempo per non capire che è una enorme finzione. In una città colonizzata da un establishment politico, economico ed amministrativo monolitico da più di 50 anni, la società civile non è altro che un trucco. Essa è costituita dal funzionariato e dal proletariato lavorante in quei gangli economici che sostengono detto establishment (cooperative rosse del commercio e dell'edilizia, Compagnia Lavoratori Portuali, imprenditori logistici e spedizionieri legati da sempre in un rapporto concertativo con la sinistra degli affari) e, in una città che invecchia, da quella militanza storica oramai in pensione, legata da un vincolo affettivo al "partitone".
La società "incivile", ovvero il sottoproletariato urbano senza prospettive, il precariato giovanile costretto a tassi di emigrazione da città meridionale o ad umilianti e sottopagati "mini job" rimanendo agganciato alla famiglia di origine, è oramai insanabilmente ostile a tale blocco di potere e, se non vota più per il M5S con le stesse percentuali del 2014, causa la scarsa efficacia di Nogarin, si volge verso la Lega, vero fenomeno politico emergente nel panorama labronico, anche complice una immigrazione assolutamente fuori controllo, che ha finito per devastare, con microcriminalità e conflitti per l'accesso alle risorse sempre più scarse del welfare, quartieri popolari già estremamente problematici. Tale fascia di sofferenza sociale acuta si salda con la piccola borghesia del commercio e delle professioni, nell otesso patto fra protezione e rivolta fiscale che ha consentito il successo nazionale della coalizione dei gialloverdi. Si tratta di un blocco sociale molto forte, lo stesso blocco sociale che da sempre garantisce, con modalità diverse e trasformistiche, il successo della destra sociale e corporativa italiana.
Il mantra della società civile, a ben vedere, è una testimonianza del degrado culturale della sinistra che, dimentica delle lezioni leniniste e gramsciane, non capisce più che non esiste un "popolo" autonomo rispetto alla politica, che la gens diventa popolo grazie alla direzione politica che gli imprime il partito, che non ci sono, là fuori, società civili e virtuose che aspettano di essere rappresentate da una politica virtuosa, che è compito della politica costruirle, o ricostruirle dopo lo tsunami devastante della crisi.
I piddini e, ne sono certo, i "leuisti" e le frange sinsitrorse come Buongiorno Livorno che ad idiozia politica non sono secondi a nessuno (basti pensare che a Buongiorno Livorno, una specie di emanazione da sentina di Rc, basterebbe che il Pd rinunciasse al simbolo in campagna elettorale per allearvisi, come se, rinunciando al simbolo, il Pd magicamente tornasse ad essere un partito di sinistra), inseguiranno una società civile che altro non è che il blocco sociale relativamente meno colpito dalla durissima ristrutturazione sociale subita dal Paese. E così facendo, non faranno che inseguire chi già oggi li vota, contorcendosi su sé stessi, incapaci di guardare oltre i tremebondi confini del proprio cortile sempre più assediato.
E perderanno, perderanno male, ancora una volta. Saranno purgati malamente, e non capiranno la lezione, perché non la vogliono capire. Oramai la loro casa è quella: una piccola, pulita ed ordinata casetta di coloni benpensanti e individualisti, nella prateria piena di indiani e comancheros incazzati e disperati.
Ma guardate: questo bipolarismo sociale non può durare, una società democratica non può basarsi su questi steccati, prima o poi muore e lascia lo spazio ad un regime, che farà sintesi con le buone o con le cattive.

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