L’analisi del voto in Abruzzo è
abbastanza semplice e, insieme, molto importante, perché costituisce un rilevante passo in avanti verso il futuro del panorama politico. Per quanto non bisognerebbe mai paragonare elezioni
politiche nazionali e regionali, perché mosse da leve e moventi diversi, non vi
è dubbio che tale voto abbia risentito dell’andamento nazionale del governo
attuale, e quindi in parte sia sovrapponibile con il voto politico del marzo
scorso.
Il grosso dell’esplosione
elettorale della Lega, almeno il 90-91%, proviene dall’elettorato di Forza
Italia. La Lega guadagna infatti 60mila voti sulle politiche del 2018 e 165mila
sulle regionali del 2014, mentre FI perde, in tali occasioni, rispettivamente,
55,6mila voti e 58mila voti. In particolare, la differenza fra i 165mila voti
in più della Lega fra le due regionali e i 58mila voti in meno di FI ai due medesimi
appuntamenti, ovvero 107mila voti, spiega in parte la crescita dei Fratelli
d’Italia (+58 mila voti), il secondo beneficiario dopo la Lega del declino del
partito di Berlusconi, ed in parte l’incremento di astensionismo fra le due
tornate di elezioni regionali.
L’altro 9-10% di voto raccolto
dalla Lega in più rispetto a marzo 2018 non può che provenire dal M5S. fra
politiche e regionali, i pentastellati perdono una enormità di voti, quasi 185
mila. Di questi, circa 90-100 mila vanno a finire nella maggiore astensione, ed
i restanti 85-95 mila, per una piccola quota (5mila all’incirca) vanno alla
Lega, che così compone la sua crescita di 60mila voti con 55mila unità in
arrivo da FI e 5mila dal M5S.
Ma gli altri voti persi dal M5S,
al netto di qualcosa che potrebbe aver favorito il candidato di Cp, ma si
tratta di frattaglie, vanno molto probabilmente a finire nel centrosinistra.
Infatti, nel centrosinistra, il Pd perde, sempre rispetto alle politiche di
marzo, 38mila voti, e LeU ne perde altri 3,7 mila. Ma il centrosinistra, come
coalizione nel suo insieme, guadagna 50mila voti in più rispetto alle
politiche. In termini algebrici, quindi, le liste civiche del centrosinistra
hanno assorbito le perdite del Pd e di LeU, ovvero 42mila voti circa, e ne
hanno aggiunti altri 50mila. In pratica, hanno preso 92mila voti all’incirca.
Guarda caso, questi 92mila voti
in più sono molto prossimi ai 90mila voti in meno del M5S che non sono andati
all’astensionismo ed alla Lega.
Che lezione trarne?
a) Quello
che sta succedendo non è che Salvini sta “cannibalizzando” il voto
pentastellato. E’ una lettura semplicistica ed errata. Ciò che sta succedendo,
in realtà, è che i 5 Stelle, incapaci di fare fronte alle contraddizioni che si
sono aperte fra le basi programmatiche ed ideologiche del MoVimento nella sua
fase di opposizione ed i necessari compromessi di governo, stanno implodendo da
soli, e la parte più sinistrorsa di questa deriva si fa riassorbire dentro
l’alveo del centrosinistra, attratta da movimenti e liste civiche percepiti
ancora come “lontani” dalla politica e dai partiti tradizionali e presuntamente
“vicini” ai territori. In questo senso, i danni enormi che si stanno aprendo
dentro il MoVimento dipendono molto più dalle sirene sinistre di Fico e dei
suoi disgraziati seguaci che dalla compartecipazione di governo con Salvini;
b) E’
possibile che i centrosinistrati, nel tentativo di recuperare voto grillino, si
affideranno, anche in chiave nazionale, a movimenti civici non targati da
partiti tradizionali. Questo significa che per il Pd suona la campana, mentre
movimenti trasversali come quello di Calenda, o come un ipotetico macronismo
renziano, potrebbero insorgere per ruscolare voti in fuga dal M5S anche alle
politiche;
c) Il
guadagno di quote di voto operaio e di ceto medio che Salvini rivendica di aver
conquistato, e che sembra esserci stato, seppur in piccole dosi, se si
analizzano i risultati elettorali di Comuni a maggiore tradizione industriale
come Avezzano o Sulmona, proviene essenzialmente da quei 5mila elettori 5
Stelle in fuga verso la Lega. Comunque sia, la base politico-elettorale della
Lega si sta sempre più allargando a settori sociali diversi dalla piccola
borghesia e dal sottoproletariato urbano. La Lega ha le potenzialità per
divenire un vero e proprio Fronte Ampio della società italiana, e su questo
Salvini dovrà essere molto attento e sensibile: il suo messaggio programmatico
dovrà abbracciare anche i segmenti di mondo del lavoro impoverito, e persino di
lavoro pubblico, che entrano nella Lega, sapendo offrire loro un compromesso
alto fra mercato e protezione, fra ragioni del piccolo e medio capitale e
ragioni del lavoro salariato. Sinora, dentro il Governo, le ragioni del secondo
vengono avanzate maggiormente dai pentastellati, ma adesso che elettori del 5
Stelle transumano verso la Lega, Salvini dovrà farsene carico. Una destra è
popolare proprio perché si sforza di offrire un compromesso utile per tutti i
segmenti sociali del popolo, e fornire così una soluzione di riunificazione di
un Paese diviso ed inquieto;
d) Il
voto dei sinistri, invece, non si muove: circola dentro le varie coalizioncine,
sempre più perdenti, che mettono in piedi, perché sono costituiti perlopiù dai
privilegiati che temono l’avanzata populista sui loro vantaggi, e da utili
idioti che vivono nel sogno di un mondo che non esiste più, e si muovono alla
musica di questo mondo morto (ad esempio, ai richiami su un presunto ed assurdo
fascismo di ritorno). Sembra che il circolo interno vada dal Pd, oramai alla
frutta, verso nuove aggregazioni civiche trasversali, ma la sostanza della base
e degli interessi sociali che questi rappresentano non cambia, se si passa da
Renzi o Martina a Calenda.
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