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sabato 16 maggio 2020

L'abolizione del contante: l'ennesimo danno firmato M5s-Fatto Quotidiano


In un momento in cui la domanda per consumi è crollata su livelli subsahariani, qual è la priorità dei pentastellati e del loro referente mediatico, ovvero Il Fatto Quotidiano? Abolire il contante!!! Così anche quelle categorie sociali che non hanno facilità con l'uso delle carte di credito (ad es. i pensionati) vengono tagliate fuori dal ciclo della spesa. Una bella misura prociclica per aggravare ulteriormente la recessione. Naturalmente, per non farsi mancare niente, lanciano un bell’appello on line (quindi maliziosamente fatto in modo da tagliare fuori l’opinione di chi non è on line, e quindi non saprebbe utilizzare la moneta elettronica, distorcendo la rappresentatività della platea) mettendo in bella mostra due o tre nomi di magistrati di punta, non esattamente esperti di macroeconomia. Secondo il Centro Studi Confindustria, la spesa per consumi degli over 65, la categoria con maggiore difficoltà ad assimilare meccanismi di pagamento elettronico, vale circa 200 miliardi, circa il 20% del totale dei consumi delle famiglie italiane. Tagliare del 20% la spesa per consumi nella furia ideologica di eliminare il contante, in un momento di crisi economica così profonda, è semplicemente uno stupido suicidio. 
E allora perché commettere questo suicidio?
L’Italia è uno dei Paesi a minor intensità di utilizzo della moneta elettronica. Con una media europea di circa 108 transazioni elettroniche per residente nel 2017, l’Italia è ultima, dietro alla Grecia, con circa 48 transazioni per residente (fonte: Centro Studi Confindustria su dati Bce). Ad influire su tale situazione vi sono numerosi fattori: l’alto costo delle transazioni bancarie e delle commissioni delle carte di credito, la bassa diffusione di postazioni Pos e Atm nel circuito commerciale, fattori culturali legati al digital divide di ampie fasce di popolazione (non è facile insegnare alla vecchietta ad utilizzare moneta elettronica e conto on line, quando spesso non sa nemmeno accedere ad Internet). 
Il presunto “vantaggio” della moneta elettronica, secondo i suoi sostenitori, consisterebbe nella tracciabilità dei flussi di pagamento, che renderebbe impossibile occultare fatturato e/o effettuare pagamenti illeciti (ad es. il pagamento del pizzo nel racket). Tuttavia, ad un esame più attento dei fatti, tale vantaggio è limitato. La composizione interna dell’evasione fiscale italiana è la seguente (fonte:...): dei circa 180 miliardi di evasione fiscale, 78,2 derivano dalla criminalità organizzata, 60,4 dalle medie e grandi imprese e “solo” 42,5 miliardi provengono dai soggetti più piccoli, ovvero individui che fanno lavoro nero o doppio lavoro, micro imprese, lavoratori autonomi. Nell’attuale crisi, questi 42 miliardi sono sostanzialmente evasione di sopravvivenza da parte di gente che, se pagasse il dovuto, morirebbe di fame. 
I 60 miliardi di evasione delle big company sono al riparo dagli effetti dell’introduzione della moneta elettronica. Tale evasione, infatti, deriva da meccanismi finanziari sofisticati, essenzialmente costituiti dalla creazione di fondi neri, tramite scatole cinesi societarie, in paradisi fiscali o Paesi ad elevatissima tutela del segreto bancario, transitano già dalle banche e tramite meccanismi di trasferimento elettronico dei fondi, mascherati, ad esempio, dietro falsi acquisti o transazioni inesistenti e/o pagamenti intrasocietari fasulli. Su tale tipologia di evasione l’effetto della moneta elettronica è inesistente. 
Le medie imprese evadono essenzialmente senza fare uso di flussi monetari, falsificando i bilanci (aumentando fittiziamente i valori delle scorte, dei fondi di svalutazione dei crediti e dell’ammortamento, per ridurre il reddito di esercizio fiscalmente imponibile) o agendo con prestanome che producono fatturazioni fittizie. 
Lo stesso vale per gran parte dei 78 miliardi di evasione legata ad attività criminale e mafiosa.  A livello di grandi organizzazioni mafiose, infatti, il riciclaggio del denaro sporco avviene mediante meccanismi non dissimili da quelli analizzati per le big company, oppure tramite il gioco d’azzardo on line, gestito da società e server ubicati fuori dal territorio nazionale, in Stati con normativa fiscale molto favorevole, in cui la tassazione delle vincite sfugge alla legislazione italiana. Il gioco d’azzardo on line consente anche il fenomeno del “chip dumping”: un giocatore, intenzionato a far sparire proventi illeciti, acquista gettoni di gioco con una carta di credito clonata e li scarica sul conto di un altro giocatore, un complice ubicato fuori dalla legislazione fiscale italiana. O tramite il gioco d’azzardo fisico, nei bar, effettuato con macchinette distaccate dalla connessione on line con Agenzia delle Entrate, o mediante il meccanismo dei ticket (si versa al concessionario del gioco la somma in denaro, ottenendo in cambio ticket per giocare, che possono essere riconvertiti in denaro, o scambiati con altri giocatori, quasi fossero una moneta parallela, in cambio di beni o servizi). 
Ma, ribattono i soliti ingenui (si fa per dire…), la moneta elettronica può contrastare la microcriminalità di strada, ad esempio lo spaccio di stupefacenti. Niente di più falso. Una volta abolito il contante, lo spacciatore può farsi pagare in natura, in beni o servizi (mica si possono abolire tutti i beni fisici) oppure, addirittura, può sfruttare la stessa moneta elettronica per fare affari aggiuntivi. Durante il periodo di lockdown, infatti, si è riscontrato il seguente fenomeno: i clienti che non potevano andare in strada per rifornirsi di droga, effettuavano un pagamento tramite Paypal (quindi un pagamento elettronico a tutti gli effetti) per l’acquisto di un bene fittizio ad un prestanome dello spacciatore, che in cambio lasciava la droga in un luogo convenuto (ad esempio dentro il sellino di un motorino parcheggiato). Tutto è passato attraverso moneta elettronica, senza uso di contante!
Ma diamo la parola a testimoni insospettabili. L’allora viceministro all’Economia Casero, nel Governo Renzi, dichiarò nel 2014 ad Affaritaliani: “abbassare ulteriormente la soglia dei contanti non porterebbe ad alcun beneficio in termini di lotta all’evasione. Abbiamo già visto in questi anni che la grande evasione non si nasconde fa i pagamenti in contanti”. Ancora, il vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate, Di Capua, sottolineò che “sulla lotta all’evasione la soglia dei 1.000 euro non ha inciso in misura significativa”. 
Tra l’altro, dal punto di vista strettamente politico, per il M5s, cavalcare questo cavallo comporta anche il rischio di perdere voti. In un sondaggio effettuato nel 2012 sul blog di Beppe Grillo, su 24.000 simpatizzanti pentastellati, il 79% si espresse contro l’abolizione del contante. Naturalmente, quando c’è da combattere una battaglia dannosa per il Paese, ecco arrivare anche il soccorso armato dei dirigenti di LeU, come Fratoianni o di Articolo Uno, come Bersani. La sinistra non si smentisce mai, quando si tratta di accorrere al capezzale degli interessi forti.  
Ed allora a cosa serve l’accanimento contro il contante? Essenzialmente per un motivo di tipo lobbistico: far ricadere l’intero peso della lotta all’evasione fiscale sui soggetti minori, quelli che spesso evadono per sopravvivere, lasciando del tutto indisturbate le grandi imprese e la criminalità organizzata. Accessoriamente, tale lotta aiuta le banche, attraverso le società finanziarie da loro controllate, ad allargare un nuovo ambito di business nella gestione (a titolo oneroso, quindi gravante sulla tasca dei clienti) di carte di credito e strumenti di pagamento elettronico. La carta di credito frutta tassi di interesse e commissioni alla banca. Il contante invece no. Ecco perché i pentastellati, finti paladini di una finta rivoluzione civica e cavalieri di una fantomatica moralità, ed il Fatto Quotidiano, portavoce della borghesia bene alla Travaglio, spingono sull’abolizione del contante.

Fonti:
Leonardo Facco, “Elogio del contante”, Miglio Verde Editore, 2017
Fabrizio Spagna, “A carte scoperte”, Lit Edizioni, 2017
Silvia Finazzi, “Italia Paese di vecchi: male per le pensioni, bene per i consumi”, su businesspeople.it , 11 febbraio 2020
Andrea Montanino-Centro Studi Confindustria, “Incentivare uso moneta elettronica e disincentivare il contante: una proposta”, note CsC. 

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