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giovedì 14 maggio 2020

Una sanatoria per motivi opachi



Dopo un lungo braccio di ferro interno alla maggioranza, con Pd ed Italia Viva schierati dal lato della regolarizzazione senza se e senza ma e il M5s contrario, alla fine, seppur con un compromesso, è passata la linea dei primi, che possono, come giustamente mostrano le lacrime di gioia della Bellanova, il Ministro che più si era speso, considerarsi i vincitori della partita. Dentro il M5s tale sconfitta politica potrebbe non essere indolore, inserendosi dentro una situazione confusa e senza più leadership definita. Il reggente Crimi, già vulnerabile per la precarietà del suo incarico, rischia di pagarne le conseguenze.
Ma cosa prevede il compromesso raggiunto? Esso prevede due canali di regolarizzazione. Il primo è un’emersione di rapporti di lavoro irregolari. I datori di lavoro potranno concludere “un contratto di lavoro subordinato con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, in regola o senza permesso di soggiorno” ma senza alcuno scudo penale o amministrativo per l’eventuale utilizzo in nero di manodopera in precedenza. La procedura è rivolta solo ai cittadini stranieri sottoposti a rilievi fotodattiloscopici (cioè all’acquisizione di impronte digitali e foto) prima dell’8 marzo 2020 e che non hanno lasciato il territorio nazionale dall’8 marzo 2020. L’emersione è limitata ai rapporti di lavoro nei settori della filiera agro-alimentare, assistenza alla persona e servizi domestici. Se per cause non imputabili al lavoratore, il datore di lavoro non è più disponibile a stipulare il contratto di lavoro, non è previsto il rilascio di un permesso per ricerca lavoro. Si tratta di un canale che risulterà pressoché inattivo, perché, come dimostrano le tante esperienze storiche dell’emersione dal nero, i datori di lavoro tendono a non emergere nemmeno se vi sono provvedimenti di tipo incentivante, perché strutturalmente non in grado di rimanere sul mercato in condizioni legali. Figuriamoci se lo faranno in assenza di qualsiasi incentivo, come in questo caso.
La seconda modalità, l’unica che risulterà essere operativa, consente ai cittadini stranieri, con permesso di soggiorno scaduto non prima del 31 ottobre 2019, di richiedere un permesso di soggiorno temporaneo, valido solo nel territorio nazionale, della durata di sei mesi dalla presentazione dell’istanza. Devono dimostrare di aver svolto attività di lavoro antecedentemente al 31 ottobre 2019, sempre e solo nei settori indicati dal provvedimento. L’istanza per il rilascio del permesso di soggiorno deve essere presentata dal cittadino straniero al Questore, dal 1° giugno al 15 luglio.
Stime alla mano, tale sanatoria riguarderà una platea teorica massima di non più di 200.000 irregolari circa, sui 500.000-600.000 stimati (con numeri, per lo scrivente, piuttosto sottodimensionati). Da questi 200.000, occorrerà sottrarre chi non avrà un datore di lavoro disposto a regolarizzarlo (anche in ragione dell’assenza di uno scudo penale o amministrativo per il pregresso) e, al contempo, non avrà un permesso di soggiorno scaduto da non più di 7 mesi o non sarà mai stato sottoposto a rilievi dattiloscopici. E’ anche ragionevole prevedere che numerosi irregolari, pur avendo i requisiti per la regolarizzazione, preferiranno evitare di chiederla, per il semplice motivo che, una volta regolarizzati, potrebbe risultare più difficile trovare un datore di lavoro disposto ad assumerli, dovendo necessariamente essere assunti con contratto regolare, quindi con livelli salariali più alti rispetto al nero e versamento obbligatorio dei contributi sociali.
Il bello è che la quasi totalità di tali lavoratori non fa parte del comparto agricolo, quindi non supporta la giustificazione principale addotta dalla Bellanova per chiedere la sanatoria: secondo Prandini, di Coldiretti, molto critica con la sanatoria, come le altre associazioni di categoria agricole, gli irregolari che saranno sanati in agricoltura saranno non più di 1.500-2.000 unità[1]. Il grosso dei residenti nelle baraccopoli del Sud, come quella di Rosarno, lavora infatti in altri settori (principalmente l’edilizia e la filiera ristorativa e dei pubblici esercizi, non coinvolte nella sanatoria) oppure, semplicemente, non lavora e vive di espedienti.
Complessivamente, quindi, la sanatoria non regolarizzerà più di 50.000-100.000 unità nella situazione più rosea, e non avrà alcun effetto significativo sul problema della raccolta di frutta e verdura nei campi, sia per i numeri del tutto insignificanti ricordati da Coldiretti, sia perché, da un punto di vista burocratico, essa non partirà prima di luglio, quando gran parte delle attività di raccolta saranno già state espletate. Niente rispetto ai 2.800.000 irregolari sanati dal 1986 ad oggi (con il picco di 647.000 sanatorie raggiunto, ironia della sorte, dal Governo Forza Italia-An-Lega in occasione del varo della Bossi-Fini del 2002). Anche il presunto effetto benefico sui conti previdenziali adotto dai partigiani della regolarizzazione sarà molto modesto, e perlopiù discutibile (regolarizzandosi, tali soggetti hanno il dovere di pagare i contributi sociali, ma se e soltanto se troveranno lavoro nei prossimi mesi, ma avranno comunque diritto, lavorando oppure no, ad accedere a benefici welfaristici cui non potevano o preferivano non accedere da irregolari, quindi andranno a pesare anche sul versante della spesa pubblica).
Da un punto di vista economico, quindi, la regolarizzazione non ha alcun effetto positivo: non risolve il problema della raccolta nei campi, non esercita effetti positivi apprezzabili sui conti dell’Inps, pesa, viceversa, su conti e liste di attesa del sistema sanitario. Non avrà effetti apprezzabili nemmeno sulla qualità della vita di chi si regolarizzerà, perché se vorrà lavorare in settori ad ampia presenza di lavoro sommerso, come agricoltura o servizi domestici, per essere competitivo agli occhi dei datori di lavoro dovrà accettare di continuarlo a fare in nero. Ed infatti Soumahoro, sindacalista di base dei braccianti extracomunitari, è estremamente negativo su questo provvedimento, ed evidenzia che se non vi sarà un riequilibrio nel potere di mercato fra agricoltura e Gdo (che ovviamente nessuno, fra i renziani ed i piddini, vuole) non ci sarà alcun effetto prativo sulla qualità del lavoro degli stranieri.
 Anche la motivazione di tipo sanitario appare del tutto stravagante. Secondo tale motivazione, regolarizzando i migranti, essi saranno incentivati a recarsi nelle strutture sanitarie per farsi controllare per il coronavirus, ma si tratta, perlopiù, di un auspicio, così come è soltanto auspicabile che essi possano essere destinatari delle misure di sicurezza sanitaria previste sul luogo di lavoro, posto che, normalmente, i datori di lavoro che usano tali misure non impiegano irregolari, mentre chi impiega ex irregolari sanati, in genere, non ha una grande propensione ad investire in sicurezza del lavoro ed igiene delle operazioni produttive. E comunque, se si volesse veramente provvedere in tal senso, sarebbe semplicissimo: basterebbe risanare e riqualificare, dal punto di vista abitativo, sanitario ed igienico, le bidonville in cui risiedono gli irregolari, che tutti sanno dove sono. E che non verranno minimamente risanate, nemmeno con tale provvedimento.
Una sanatoria che è quindi inutile rispetto ai motivi ufficialmente addotti, i cui veri motivi sono ideologici, ma soprattutto legati alla volontà di creare una maggiore guerra fra poveri, immettendo nel mercato del lavoro manodopera dequalificata, in modo da generare pressioni al ribasso sui salari dei lavoratori italiani, dall’altro. Da chi ha scritto ed approvato il Jobs Act che ha distrutto 60 anni di civiltà del lavoro e da sindacati confederali che lo hanno avallato, non c’era da aspettarsi niente di diverso. Tra l’altro, come tutte le sanatorie, anche quelle fiscali o edilizie, esercita un effetto molto negativo in termini di azzardo morale: restituisce, nei Paesi di origine di queste persone, l’immagine di una Italia pronta a calarsi le brache di fronte all’immigrazione, anche clandestina. E ciò favorirà nuove partenze, nuovi business per il sistema dell’accoglienza in mano a cooperative orbitanti nel mondo cattolico ed in quello del Pd, nuovi incarichi pubblici in presunti centri studi o comitati/consulte di migranti ed altre diavolerie finanziate con soldi pubblici.



[1] https://www.ilsole24ore.com/art/agricoltori-raccolti-non-aspettano-tempi-burocratici-sanatorie-ADKHQLQ 

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