domenica 26 giugno 2016

L'arresto di Fazzalari


2 Maggio 1991. Taurianova, antico e grosso borgo agricolo collocato della Piana di Gioia Tauro, posto alle prime pendici dell’Aspromonte, quella “terra grassa e felice abitata da persone infelici” di cui si parla per definirla: agrumeti, olio di oliva di qualità, produzioni artigianali di torrone che si vendono in tutta Italia. Rocco Zagari, ufficialmente di professione infermiere generico presso la Usl, consigliere comunale in quota Dc, si reca dal barbiere per farsi fare la barba prima di riprendere servizio, dopo il giorno di festa del Primo Maggio. Un uomo fa irruzione nella barberia armato di una semi-automatica calibro 7,65mm ed esplode diversi colpi in sequenza, scomparendo immediatamente nel nulla. Zagari muore fulminato sulla sedia del barbiere, probabilmente senza nemmeno essersi accorto di niente, con la schiuma da barba ancora sulla faccia.
Si tratta di uno degli episodi della faida di Taurianova, esplosa nel 1989, che contrappone due coalizioni di ‘Ndrine locali, da una parte gli Asciutto-Neri-Grimaldi e dall’altra gli Zagari-Giovinazzo-Viola-Fazzalari. Taurianova è da anni un crocevia strategico, e con prospettive crescenti grazie al progetto di costruzione del porto di Gioia Tauro, del traffico internazionale di stupefacenti e la sua amministrazione comunale, di marca democristiana, è totalmente infiltrata. Solo di regolari, le ‘Ndrine di un paese di 15.000 anime contano su un esercito di 400 fra picciotti e sgarristi regolarmente affiliati. Più altre centinaia di “contrasti onorati”, come si dice nel gergo mafioso, ovvero collaboratori esterni in via di iniziazione, e contatti con i clan Rom e Sinti stanziali ivi ubicati, che forniscono manovalanza di fuoco estremamente preziosa.
La guerra di ‘Ndrangheta di Taurianova si origina da conflitti politici nel tentativo di controllare l’amministrazione comunale ed i soldi degli appalti. Nel 1986, la maggioranza democristiana del sindaco Francesco Macrì, detto “Mazzetta”, si spacca. Proprio il consigliere comunale Zagari, braccio destro del boss Mimmo Giovinazzo, produce la spaccatura, ed alle successive elezioni anticipate fa convergere il suo bacino di voti sul genero, Marcello Viola, boss dell’omonima ‘Ndrina. Roba di appalti, di controllo delle gare. Mazzetta Macrì, sconfitto, va dai carabinieri. Denuncia infiltrazioni mafiose nella nuova amministrazione. La nuova Giunta cade, alle ennesime elezioni Macrì vince e coopta Zagari nella nuova maggioranza. Ma la frattura rimane: la pax mafiosa si è rotta, in un rovente 2 luglio 1989 Rocco Neri, capobastone accusato di voler diventare troppo potente ed oscurare Don Mimmo Giovinazzo, viene ucciso. Inizia una sanguinosa guerra, nella quale cade anche Giovinazzo. Zagari viene ucciso perché si teme possa prenderne il posto, stanti i legami molto stretti fra i due.
Ventiquattr’ore dopo l’uccisione di Zagari, si scatena la terribile faida, un episodio di particolare ferocia e sangue, il cosiddetto “venerdì nero”. Alle 12.30 cade, crivellato da 19 colpi di fucile, Pasquale Sorrento, ragazzo di 29 anni. Lo stesso gruppo di fuoco, con armi nuove, si presenta davanti all’ufficio postale, quattro ore dopo, in pieno centro storico: vengono presi di mira due fratelli, Giovanni e Giuseppe Grimaldi, di 54 e 59 anni, incensurati ma con legami di sangue con la ‘Ndrina Grimaldi. Cercano di scappare, ma inutilmente. Il primo ad essere abbattuto è Giovanni. Giuseppe cerca rifugio nella sua bottega di salumiere ed afferra un coltello per difendersi. Il killer gli spara, e mentre è ancora vivo, agonizzante in terra, gli toglie il coltello dalla mano e gli taglia la testa. Poi esce dal negozio con la testa mozzata in mano e, davanti ad almeno venti persone terrorizzate, la getta in aria e si diverte, con il suo complice, a fare tiro al bersaglio sulla testa che vola. Alle 20,30 viene ucciso Rocco La Ficara, venditore di bombole a gas, 36 anni, cognato di Pasquale Sorrento, la prima vittima. Quattro morti in un solo giorno nello stesso paese.
Tre giorni dopo, di sera, tre manovali di ‘Ndrangheta, di cui due zingari, vengono uccisi in un bar di Laureana di Borrello, a trenta chilometri da Taurianova, a colpi di fucile e di pistola. Si tratta di Emilio Ietto, di 32 anni, Leonardo Minzoturo, di 20 anni e Luigi Berlingeri di 25. I corpi di Minzoturo e Berlingeri sono stati trovati all' esterno del locale, all'interno il terzo. Nove giorni dopo viene ucciso, a Carmignano del Brenta, un affiliato del clan Pesce, che si trovava lì al soggiorno obbligato.
Complessivamente, la faida di Taurianova, durata dal 1989 al 1992, produce 32 morti, ci sono casi di uccisioni persino a Genova, ed ha un impatto enorme sull’opinione pubblica, per l’efferatezza di scene come quella della testa mozzata lanciata nella piazza di paese. L’esigenza di smantellare, sotto questa ondata emotiva, la collusione dei clan di Taurianova con l’amministrazione comunale produrrà la norma che consente lo scioglimento delle amministrazioni comunali per infiltrazione mafiosa.


Ernesto Fazzalari, è stato arrestato oggi dopo una latitanza durata per ben vent’anni, in uno dei bunker sotterranei nei quali, complice l’omertà e la presenza di reti di collaborazioni, i latitanti vivono per anni come topi, vicinissimo al loro feudo. Una latitanza di lusso, nel bunker si trovano elettrodomestici di tutti i tipi, ivi compresa una televisione satellitare, sigari, champagne di marca. Ed è sospettato di aver preso parte attiva alla faida di Taurianova. Questo spiega la sua caratura criminale, che lo ha portato a diventare il secondo più importante ricercato. Secondo la Dia, oggi il clan Fazzalari sarebbe alleato con gli Avignone e gli Asciutto, con un cambiamento di campo rispetto ai fatti sopra ricordati.