domenica 8 maggio 2022

I conti sulle reali perdite dell'esercito russo e le opzioni militari e politiche di Putin



In base alle fonti dell'ISW e del Ministero della Difesa britannico, la Russia avrebbe immesso nella cosiddetta operazione militare speciale fra i 10.000 ed i 12.000 mezzi di vario genere di cui circa 1.700 carri armati. 

Le stime più o meno indipendenti sulle perdite di equipaggiamento russo, come quelle derivanti da Oryx, opportunamente attualizzate, segnalano quasi 2.000 veicoli blindati, dei quali circa 630 carri armati, distrutti o catturati dagli ucraini, cui occorre aggiungere la perdita di 103 camion da trasporto truppe e materiali, 107 pezzi di artiglieria campale o da traino, 62 lanciarazzi multipli, 58 sistemi missilistici terra-terra mobili e circa 200 altri veicoli di supporto. All'incirca, 2.500 mezzi sono andati persi, ovvero il 22-23% della forza totale (37% nel caso dei carri armati). 

Con un calcolo così, il profano potrebbe dire che l'esercito russo ha spazi infiniti per continuare la guerra. Intanto perché la sua forza di invasione attuale ha ancora a disposizione il 77-78% dei mezzi e il 63% dei carri armati. E poi perché le riserve russe in retrovia sono enormi. Sulla base della stima di Forces.net, la Russia potrebbe ancora schierare 1.200-1.300 carri armati aggiuntivi, quasi 4.000 altri mezzi blindati di supporto alla fanteria, altrettanti pezzi di artiglieria, semoventi, trainati o campali. Tutti equipaggiamenti attualmente in riserva e non ancora utilizzati in Ucraina. 

Tuttavia, non è questo il calcolo corretto da fare. Un sistema d'arma non ha senso se non è inserito dentro una unità, all'interno cioè di una organizzazione militare. Da questo punto di vista, l'unità organizzativa di base delle forze d'assalto russe è il battaglione tattico da combattimento, il BTG, una sorta di divisione "in miniatura", che include fanteria motorizzata, forze corazzate, artiglieria, forze missilistiche, contraerea e reparti di supporto, in grado, virtualmente, di operare in autonomia (così non è stato, e questo spiega gran parte del fallimento militare russo). Si stima che l'esercito russo disponga di 168 BTG, e ne abbia impegnati in Ucraina  il massimo possibile, stanti le capacità logistiche della Russia, ovvero 100 (i migliori, che hanno già esperienza di combattimento, tratti dalle Armate Combinate più prestigiose e beneficiarie dei principali ammodernamenti).

Una stima dell'Esercito statunitense evidenzia che vi è una soglia critica, in termini di perdite di equipaggiamento, oltre la quale un BTG diventa inoperativo: un manipolo di soldati e equipaggiamenti residui che, però, avendo perso una frazione rilevante del proprio armamento, non è più in grado di operare in modo coeso come BTG. Tale soglia si aggira attorno al 30%. Poiché le cifre sopra indicate (23% circa di mezzi persi, 37% di perdite fra le forze corazzate) sono delle medie, è ovvio che vi sia un certo numero di BTG non più in grado di operare. Quanti sono? Difficile saperlo. Gli ucraini dichiarano che 60 BTG, ovvero il 60% della forza, non sono più in grado di operare. Ma si tratta evidentemente di cifre gonfiate dalla propaganda.

Poiché un BTG è composto da circa 800 uomini, e le stime migliori parlano di circa 15.000 russi morti e altri 50.000 feriti o prigionieri, e poiché tali perdite non sono tutte concentrate nei BTG (hanno perso uomini anche le forze speciali, la fanteria di Marina, la Guardia nazionale, il personale logistico e di supporto) è possibile stimare che i BTG non più in grado di operare siano una quarantina, ovvero il 40% della forza totale schierata dai russi. 

Quindi, in termini di effettiva capacità di combattimento, le forze di invasione russe potrebbero aver perso il 40% del proprio potenziale nel giro di due mesi e mezzo di guerra. Con un ritmo simile, anche volendo sostituire i BTG persi con i 68 ancora in riserva, con altri otto-nove mesi di guerra Putin avrebbe bruciato tutte le sue forze. Anche perché un BTG degradato al punto da aver superato la famosa soglia del 30% di equipaggiamenti distrutti deve essere riattrezzato con nuovi uomini e mezzi, o fuso con altri BTG degradati. In entrambi i casi, è necessario un periodo di addestramento di numerosi mesi, indispensabile per creare la coesione e l'affiatamento interno all'unità e ricostruirne la catena di comando. I pochi giorni concessi da Putin ai BTG ritirati dal fronte di Kiev e dal nord dell'Ucraina, presumibilmente gravemente degradati, non sono sufficienti, ed infatti l'avanzata russa  nel Donbass, in questa seconda fase della guerra, è pressoché insignificante. 

Ed il rischio per la Russia è che, a partire da giugno-luglio, gli ucraini, opportunamente riarmati dalla Nato, passino ad una offensiva generale, i cui prodromi si vedono già sul fronte di Kharkhiv, dove l'offensiva ucraina ha respinto le forze russe fuori dalla gittata dell'artiglieria (cioè oltre i 20 chilometri dalla città) e rischia persino di mettere a repentaglio la linea di approvvigionamento principale dei russi, che da Belgorod arriva ad Izyum, attraversando l'oblast di Kharkhiv. 

A questo punto, lo Stato Maggiore russo ha due sole opzioni:

a) ridurre le perdite al minimo, passando da una posizione offensiva ad una difensiva, scavando trincee, minando il terreno, stendendo le linee spinate elettrificate, interrando obici e carri armati, per tenere la porzione di territorio già conquistata, magari provando ad ampliarla ancora, se possibile, con una offensiva di altri due o tre mesi;

b) continuare nella guerra offensiva, ma a questo punto diviene fondamentale dichiarare formalmente la guerra all'Ucraina, in modo da poter passare alla mobilitazione generale, per poter mobilitare una forza umana di quasi 2 milioni di riservisti, oltre agli ingenti armamenti in riserva (obsoleti tecnologicamente, ma funzionanti, almeno in teoria) creando e rigenerando in continuo nuovi BTG o BTG degradati, mantenendo quindi in Ucraina la forza attuale (che, come detto, è il massimo possibile che la logistica russa può consentire) magari sperando, nel medio termine, di ricevere nuovi e più moderni sistemi d'arma dalla Cina, con cui Mosca ha appena stipulato un trattato di cooperazione militare. 

Resta però un fatto indiscutibile: con l'opzione b), Putin deve rinunciare alla retorica dell'operazione militare speciale e passare alla guerra totale. Cioè ammettere davanti al suo popolo che l'intervento militare è fallito, e che occorre passare ad una scala di conflitto più ampia. E' probabile che il popolo russo, la Russia profonda, lo segua ancora, ma con la riserva mentale con cui si segue un comandante che ha già un fallimento alle spalle.