L’autostrada A 14 è oggetto, da
mesi, di continui assalti a furgoni portavalori, condotti da uomini armati
estremamente determinati e ben addestrati. Anche se alcune modalità operative
cambiano di volta in volta, il canovaccio è sempre lo stesso (l’obiettivo – i portavalori,
il luogo - l’autostrada, il blocco del traffico operato mettendo di traverso
automobili o camion fermati con la minaccia delle armi, spesso anche incendiati
per aumentare l’efficacia, l’uso di armi, fucili di assalto, probabilmente
anche kalashnikov, come mezzo per terrorizzare le guardie giurate ed indurle a
fermare il furgone).
Vediamo gli episodi:
- 6 dicembre 2013: all’altezza
dell’uscita di Cerignola della A14, dieci uomini danno l’assalto ad un furgone
portavalori della NP Service, mettendo di traverso un camion e seminando chiodi
per bucare le gomme del furgone. Il bottino è di oltre 2 milioni di euro;
- 15 maggio 2015: sempre sulla
stessa autostrada, nello steso tratto, dieci uomini tentano l’assalto ad un
portavalori, con le stesse modalità di cui sopra. Nonostante la gragnuola di
colpi di kalashnikov, le guardie giurate riescono a sigillarsi dentro il
furgone ed attivare l’antifurto satellitare. I rapinatori fuggono a mani vuote.
- 30 settembre 2015: assaltato un
portavalori a colpi di kalashnikov nel tratto marchigiano della A14 tra Ancona
Sud e Loreto-Porto Recanati, bottino 5 milioni di euro;
- 26 aprile 2016: nella tratta
fra tra Francavilla e Chieti all'altezza di San Giovanni Teatino, quattro
uomini armati ed incappucciati a bordo di una Giulietta e di un furgone rubati,
hanno bloccato intorno alle 6.30 la corsa del mezzo dell'istituto di vigilanza
Aquila che era partito da Ortona ed era diretto a L'Aquila. Il veicolo ha
tagliato la strada del furgone gettando a terra, ancora una volta, dei chiodi.
Subito dopo i quattro malviventi hanno lanciato un fumogeno o forse un ordigno,
finito sotto il furgone. Quindi hanno fatto scendere le due guardie giurate
costringendole a stare a terra, le hanno disarmate e poi hanno cercato di
entrare nel mezzo tagliando la carrozzeria. Per bloccare il traffico
sull'autostrada hanno costretto un mezzo articolato in transito a mettersi di
traverso sulla corsia. Nel corso dell'assalto hanno esploso dei colpi da fuoco
sicuramente con delle pistole ma anche con dei fucili che potrebbero essere dei
Kalashnikov. Il colpo però stavolta fallisce perché un automobilista in
transito nella corsia opposta dell’autostrada avverte la Polizia Stradale;
- 16 maggio 2016: almeno sei
uomini armati e mascherati assaltano a colpi di pistola e kalashnikov un
portavalori nella tratta fra Valle del Rubicone e Cesena Sud. I malviventi
hanno incendiato tre auto dopo averle intraversate sulla carreggiata nord,
bloccando il portavalori. Con un flessibile sono riusciti ad aprirlo e a
vincere la resistenza delle due guardie giurate dentro la parte posteriore del
mezzo e a portare via un bottino imprecisato. Per fuggire hanno rapinato della
sua Mercedes un automobilista.
Durante l’evento del 16 aprile,
le testimonianze parlano di rapinatori che parlano in italiano con accento pugliese.
Potrebbe essere un primo indizio del coinvolgimento della Società Foggiana, una
organizzazione mafiosa autoctona di particolare ferocia[1],
impiantatasi grazie al sostegno della NCO di Raffaele Cutolo, e che ha
strappato il territorio alla Sacra Corona Unita nelle faide degli anni Ottanta,
che hanno visto l’ascesa del boss Rocco Moretti, detto “ Il porco”, anche
grazie ad una capacità organica di dialogare con camorra, ‘Ndrngheta e Cosa
Nostra. I colpi sono infatti molto ben organizzati sotto il profilo tecnico; i
responsabili conoscono alla perfezione i tempi ed i percorsi di portavalori di
diverse aziende (segno che hanno una infiltrazione in diverse ditte, oppure che
osservano preliminarmente i passaggi e segnano gli orari) hanno numerose
competenze criminali (la capacità di pianificare con esattezza il colpo, la
capacità di rubare automobili, l’assalto guidando ad alta velocità, la capacità
di aprire un furgone blindato e poi di fuggire, la freddezza di non fare
vittime); infine, i responsabili hanno un armamento pesante, da guerra,
difficilmente reperibile, se non da organizzazioni criminali strutturate. I primi
due colpi avvengono nel foggiano, e ciò è significativo: infatti, i primi
colpi, che sono anche di tipo sperimentale e quindi rischiosi, vengono condotti
in territorio amico e conosciuto, al fine di poter fuggire più agevolmente nel
caso in cui qualcosa andasse storto.
La stessa Direzione Investigativa
Antimafia crede in questa ipotesi: nella relazione sul primo semestre 2015,
scrive infatti che “nel basso Tavoliere, la città di Cerignola si conferma per
la peculiare presenza di gruppi criminali strutturati, in grado di proiettarsi
fuori regione sia per la gestione dei traffici di stupefacenti che per la
realizzazione di assalti ai portavalori con tecniche militari”. Nel 2014,
dettaglio significativo, proprio a Cerignola è stato trovato un enorme deposito
di armi: decine di pistole di tutti i tipi, fucili mitragliatori, fucili a
canne mozze, fucili a pompa, kalashnikov, una mitragliatrice con il treppiede
da terra, bombe a mano, giubbetti antiproiettile, 18.000 proiettili di tutti i
calibri. In particolare, su Cerignola operano i clan Di Tommaso ed i Piarulli-Ferraro,
quest’ultimo clan colpito, di recente, da importanti provvedimenti di sequestro
di beni. Tali clan operano con il principio organizzativo della Stidda
siciliana, quindi con strutture piuttosto autonome, poco strutturate, con un
tratto federativo e scarsamente piramidale. Una mafia di ferocia incredibile. Cerignola
è divenuta la piattaforma logistica di smercio dello stupefacente e delle armi
provenienti dall’Europa dell’Est, grazie ai contatti con la mafia albanese.
[1]
I Carabinieri hanno scoperto che, durante i summit della Società, veniva
esibita la testa mozzata di Giuseppe Laviano, boss della SCU, ucciso dalla
Società per rafforzare il suo potere sul foggiano. pare che Vito Lanza, uno dei
luogotenenti di Moretti, portasse con sé un osso del cadavere di Laviano a mo'
di reliquia, tanto da utilizzarlo come soprammobile mentre pranzava.