Gli inizi: il Camerun
postcoloniale
“Voglio essere
ricordato come un grande portiere ed una brava persona”. Questa è
la storia di un campione e di un grande uomo, le cui gesta
calcistiche hanno ispirato una generazione di portieri e di tifosi.
Dizangué, paesone della
provincia costiera camerunese del Littoral, costruito dai tedeschi
per ubicarci le fabbriche di caucciù. Vecchi palazzi nel severo
stile coloniale protestante che rovinano nel sole e nell'umidità,
baracche di lamiera dei lavoratori degli stabilimenti e dei
contadini, una stradona di terra battuta che nella stagione delle
piogge diventa fango che taglia la giungla e collega il villaggio con
il resto del Paese. Sono anni agitati per la neo indipendente ex
colonia francese: i francesi, formalmente, hanno decolonizzato, ma
mantengono tutti i posti di potere, con i loro attachés d'affaires,
che guidano i Ministeri. L'esercito nazionale è completamente in
mani francesi, persino il capo di Stato Maggiore è francese, la
moneta è il franco CFA, legato al franco francese da accordi di
cambio e di emissione molto rigidi, la Francia mantiene una
importante presenza militare in loco, specie nelle aree più
importanti dal punto di vista minerario ed agricolo. Il capo dello
Stato, Ahmadou Ahidjo, è una creatura dei francesi e favorisce
sistematicamente la sua etnia, i Peul, di religione musulmana,
governando con mano pesantissima un Paese inquieto, soggetto al
secessionismo delle regioni del nord, anglofone, che confluiranno
nella Nigeria. I Bantu del Litorale, il raggruppamento etnico cui
appartiene il piccolo Thomas, che appoggiano il partito di
opposizione UPC, danno vita a proteste violente ed episodi di
terrorismo, debordanti spesso in atti di brigantaggio e regolamenti
di conti fra clan, duramente repressi dall'Esercito
franco-camerunese, con metodi da legge marziale ed omicidi dei leader
del partito orchestrati dai servizi segreti francesi.
Strada di Dizangué
In questo clima di
povertà e violenza, in un'estate della fine degli anni cinquanta, un
piccolissimo ragazzino, grosso suppergiù come una nutria, se ne sta
abbarbicato sulle spalle dal fratello maggiore come un ragnetto. Lo
stanno portando a vedere la partita di calcio nella città più
grande dei paraggi, Douala, 38 chilometri a piedi, il fratello Martin
acconsente a trasportarlo sulle spalle per non farlo impolverare o
sporcare di fango, a seconda della stagione, per obbedire alla mamma,
che non vuole che il piccolo si stanchi troppo. Vanno a vedere
giocare lo zio Botagne, idolo locale. Lo stesso Martin gioca a
calcio, ed in un Paese in cui il confine fra partitelle di strada e
club non esiste, perché non esistono le scuole-calcio, e quindi i
ragazzi di strada più promettenti si ritrovano direttamente a
giocare nei club, il piccolo Thomas gioca ala destra. E' veloce,
guizzante ed ha piedi buoni. Ma un giorno si infortunano tutti i
ragazzini che devono fare i portieri, e viene messo lui in porta, con
la sua calzamaglia nera lunga, che diverrà il suo marchio di
fabbrica, e che indossa, ancora una volta, per far piacere alla
mamma: i campi in erba non esistono, si gioca sulla terra battuta, e
quando si scivola a terra è facile sbucciarsi. Da lì la calzamaglia
protettiva. In quel giorno passano di lì degli osservatori del Canon
Yaoundé, il club della capitale, guardano giocare in mezzo alla
strada quel ragazzino dinoccolato, con riflessi da gatto e quella
strana calzamaglia. Vanno direttamente dal padre e lo tesserano. A
soli 17 anni Thomas esordisce nella massima serie calcistica del suo
Paese.
L'incontro con Beara e
gli esordi in Nazionale
Nel Paese disastrato non
esistono programmi di allenamento veri e propri, nemmeno per i
professionisti: i ragazzi del club vivono insieme in una sorta di
collegio, si allenano solo dalle 4 alle 5 di mattina, perché poi il
caldo diventa eccessivo e non si può più lavorare. Le calzature di
pessima qualità lasciano enormi vesciche sui piedi. Gli allenatori
sono quasi tutti francesi, esprimono quindi una scuola calcistica che
in quegli anni è di cattiva qualità, e per giunta nella maggior
parte dei casi sono dilettanti. Il concetto di dieta non esiste, i
ragazzi mangiano quantità faraoniche di agnello arrosto e gelato,
offerto loro dai dirigenti del club, tutti quanti prossimi della
cerchia del dittatore.
Ma qualcosa sta per
cambiare per Thomas, ancora una volta un colpo di fortuna che aiuta
il talentuoso. Nei primi anni Settanta, il dittatore Ahidjo cerca di
allentare i vincoli soffocanti che lo legano alla Francia,
promuovendo accordi commerciali con i non allineati, in primis la ex
Jugoslavia. Il padrone del Paese è anche consapevole del ruolo
sociale e di consenso politico del calcio, e investe per portare,
nell'ambito di questi accordi commerciali, allenatori e dirigenti
calcistici europei, in grado di innalzare la qualità del calcio
nazionale.
Arriva così in Camerun,
nel 1973, uno dei più grandi portieri di tutti i tempi,
soprannominato “Uomo di gomma”, considerato dal grande Jascin
addirittura più forte di lui: il croato Vladimir Beara ,45 anni,
designato commissario tecnico della nazionale del Camerun. Genio
sregolato ed avventuriero, come solo uno slavo sa essere, Beara è
stato, nella sua pazzia creativa, un innovatore del ruolo: ad
esempio, faceva battere i calci di punizione senza barriera, per non
farsi limitare la visuale del pallone. Questo genio folle, dall'alto
della sua esperienza infinita, capisce che Thomas ha qualità fisiche
straordinarie per diventare un campione, riflessi felini, ma è
grezzo tatticamente. E' come un diamante che deve essere ancora
sbozzato e affinato. Per farlo migliorare, lo mette davanti ad un
muro, sul quale son ostati tracciati, con il gesso, quattro
quadranti. Thomas deve tirare il pallone con la massima forza verso
uno dei quadranti, e poi bloccare il rimbalzo. Un giochino da
ragazzini, semplice, da cortile. Ma che ripetuto all'infinito allena
i riflessi (la palla non rimbalzerà mai per due volte nello stesso
modo), conferisce una presa d'acciaio alla mano e rafforza il
braccio, in fase di rilancio del pallone.
E poi Beara porta
un'altra cosa sconosciuta: l'impegno sul lavoro, tipico del
professionista. Il calcio in Camerun è completamente disorganizzato,
persino il club di Thomas, il Canon, che insieme all'altro club
rivale della capitale (il Tonnerre) è l'élite del calcio del Paese,
che può giocare in uno stadio degno di questo nome (lo “Stade
Omnisportif”) e non in un campo di miglio leggermente spianato, non
riesce ad organizzare allenamenti regolari. I ragazzi, spesso, non
riescono nemmeno a raggiungere il campo in tempo per allenarsi, il
concetto di preparazione atletica è sconosciuto, gli avventurieri
francesi che lavorano nel calcio nazionale si ritrovano di fronte
bistecconi super muscolosi che non sembrano aver bisogno di allenarsi
fisicamente, e quindi pensano soltanto ad affinare le doti tecniche e
tattiche, invero generalmente grezze. Invece il croato è un fanatico
della preparazione fisica, ed in nazionale il giovane Thomas si
ritrova ad affrontare carichi di lavoro fisico assolutamente mai
sperimentati nella sua squadra di club. Un giorno è talmente stanco,
dopo uno degli allenamenti di Beara, che si mette d'accordo con il
portiere di riserva della nazionale: nessuno dei due si presenterà
alla seduta di allenamento. Quando non vede arrivare i suoi due
portieri, Beara si incazza come un ustascià. Li fa chiamare a casa,
ma non rispondono. E non ci pensa due volte: chiama i dirigenti della
Federcalcio locale e li espelle entrambi dalla nazionale. Non importa
che il terzo portiere sia un ragazzotto acerbo di scarso talento. La
disciplina prima di tutto. Thomas capisce di aver sbagliato: va a
chiedere scusa a Beara, viene reintegrato in nazionale. Non salterà
mai più un allenamento in vita sua.
Vladimir Beara
Ed il lavoro paga: con il
suo Canon vince cinque volte il campionato nazionale in otto anni.
Per ben due volte vince la coppa dei Campioni d'Africa: nel 1978,
contro l'Hafia, della Guinea: Thomas in porta chiude a zero entrambe
le partite di finale. Prenderà appena 3 gol in 8 partite. Due anni
dopo bissa, contro gli zairoti del Bilima. Fra i due successi,
conquista anche una coppa delle Coppe africana e nel 1979 viene
nominato miglior giocatore africano. Il Camerun è oramai una realtà
emergente del calcio africano, grazie ad una generazione d'oro, cui
appartengono, oltre a Thomas, anche Roger Milla, forse il più forte
attaccante africano di tutti i tempi, Jean Onguéné, un centravanti
con percentuali realizzative impressionanti, Théofile Abega,
gigantesco centrocampista di fatica, Ibrahim Aoudou, difensore
centrale spaventoso per prestanza fisica, e Joseph-Antoine Bell,
altro portiere fantastico, che tecnicamente non ha niente da
invidiare a Thomas, ma finisce in panchina perché è un contestatore
politico, non gli piace il regime del suo Paese.
Lo stadio di Yaoundè, dove giocano il Canon e la Nazionale
I Mondiali di Spagna
del 1982
Questa Nazionale
fenomenale conquista per la prima volta nella sua storia il biglietto
di accesso ad una fase finale di un campionato del mondo, con N'Kono
e Bell ad alternarsi in porta, eliminando il Malawi, lo Zimbabwe, lo
Zaire e, in finale, il favoritissimo Marocco: impressionante lo score
dei due portieri – in otto partite solo cinque gol subiti. E' la
seconda volta che l'Africa subsahariana arriva alla fase finale di un
campionato del mondo, in un calcio africano sinora dominato dalle
squadre maghrebine, tatticamente più organizzate e vicine al calcio
europeo.
L'occasione, per la
politica camerunese, è troppo ghiotta: il serbo Branko Zutic, che ha
rilevato Beara ed è in massima parte l'architetto di questa
splendida squadra, vero esperto di calcio africano (ex Ct della
Nigeria) viene sostituito a soli tre mesi dall'inizio della fase
finale dei mondiali. Tecnico della nazionale, adesso, è il francese
Jean Vincent. Ex ala di ottimo livello, allenatore dalla chiara
vocazione offensiva, pluripremiato nel campionato francese, dove con
il Nantes ha vinto due campionati, una coppa di Francia ed è
arrivato alle semifinali di coppa Uefa, viene scelto dal nuovo
padrone in pectore del Paese, il quarantottenne Paul Biya, uomo di
fiducia dei francesi formatosi a Sciences Po a Parigi, che, dopo un
lunghissimo cursus honoris, si sta preparando a giubilare il vecchio
dittatore Ahidjo, oramai considerato dai francesi troppo vecchio per
tenere in mano un Paese attraversato da una forte crisi economica e
sociale e da tensioni multietniche. Ovviamente, i francesi vogliono
comandare qualsiasi aspetto della vita del Paese, anche il calcio,
nel momento in cui la nazionale arriva per la prima volta ad un
mondiale.
Il girone del Camerun è
di ferro: l'Italia testa di serie, la Polonia di Buncol, Lato, Boniek
e Smolarek, il Perù di Barbadillo, Uribe, Quiroga, La Rosa e
Cubillas. Il Camerun sembra giocare il ruolo della vittima
sacrificale, anche per le modalità quantomeno bizzarre con cui si
prepara: mangiate pantagrueliche di agnello fra giocatori sorridenti
e rilassati, come se fossero in gita premio, allenamenti ridotti e
bella vita in ritiro. Il 15 giugno del 1982, il Camerun scende in
campo a La Coruna contro la forte nazionale del Perù, che quattro
anni prima era arrivata ai quarti di finale dei mondiali. E succede
l'impensabile: nel catino di caldo insostenibile del pomeriggio
spagnolo, i giocatori peruviani, probabilmente abituati a giocare in
quota ad un clima più fresco, si squagliano, mentre i camerunesi,
con l'agnello arrosto nello stomaco, ma abituati a giocare nel caldo
estremo, corrono il doppio. Sono anche ben organizzati tatticamente:
coprono bene gli spazi, si aiutano, non si scoprono mai in fase
offensiva, tengono le posizioni in modo razionale, sanno fare
pressing. E' una squadra matura: la presunzione europea e
sudamericana non si è degnata di studiarli preventivamente,
considerandoli una squadra materasso. Ma non è così. Il forte Perù
viene bloccato sullo 0-0, grazie anche a determinanti parate di
N'Kono. La sua tranquillità infastidisce gli avversari: su un forte
tiro di Barbadillo, ferma il pallone con una mano, se lo fa passare
dietro la schiena e, come un giocoliere, lo recupera con l'altra
mano.
Il bis del pareggio
arriva, quattro giorni dopo, anche contro la Polonia. Ad un certo
momento del match, Thomas esce dall'area, palla al piede, dribblando
avversari come fossero birilli, fra le urla disperate di Vincent, che
lo implora di tornare in porta.
Ed altri quattro giorni
dopo, a Vigo, la sfida è contro l'Italia, che è in condizioni
difficili: in pratica, con la Polonia già qualificata alla fase
successiva, l'incontro è una eliminatoria diretta fra gli azzurri,
cui basta un pareggio per essere qualificati, ed il Camerun, che deve
vincere. L'incontro è molto teso, i camerunesi lo affrontano con la
testa troppo leggera, storditi dai due pareggi ottimi ottenuti in
precedenza, e dalla richiesta di un aumento del premio, che il
governo ha però negato. E succede, così, che al sessantunesimo
minuto, proprio Thomas fa un errore imperdonabile. Arretrando dopo
una uscita, perde l'equilibrio e cade. Ciccio Graziani non se lo fa
ripetere due volte, ed insacca a porta vuota. Appena un minuto dopo,
M'Bida sigla il goal del pareggio, ma nei restanti trenta minuti i
camerunesi non spingono, non cercano di vincerla contro un avversario
spaventatissimo. La sensazione netta è che i Leoni africani
avrebbero potuto vincere, eliminando gli italiani, ma che si siano
risparmiati. Sui nostri giornali compare l'ipotesi, mai dimostrata,
di una pastetta, un pagamento in nero fatto agli atleti del Camerun
per far passare all'Italia il girone.
Il goal di Graziani
Sta di fatto che il
Camerun viene eliminato al primo turno, ma esce trionfante, imbattuto
in tre partite. L'8 agosto, come tributo al suo eccellente mondiale,
il tecnico brasiliano Tele Santana lo inserisce nella squadra della
selezione mondiale che, per una partita amichevole a New York,
affronta la selezione europea.
L'ottimo mondiale
disputato (al netto del brutto errore con Graziani) vale a N'Kono la
seconda nomination come miglior giocatore africano e la possibilità
di restare in Spagna: pochi giorni dopo la fine dei mondiali, viene
infatti ingaggiato dall'Espanyol, la seconda squadra di Barcellona.
Giocherà per nove anni a Barcellona, e diverrà il calciatore
africano con il maggior numero di presenze nella Liga (241 partite).
Nel 1988 sfiorerà la vittoria della coppa Uefa, quando gli spagnoli
persero la finale contro il Bayer Leverkusen.
Con la maglia dell'Espanyol
La Coppa d'Africa e il
secondo Mondiale
Nel frattempo, nel 1984
arriva la vittoria in coppa d'Africa con la sua nazionale, eliminando
i padroni di casa della Costa d'Avorio, l'Algeria di Madjer ai calci
di rigore e battendo in finale la Nigeria, altra realtà calcistica
africana in crescita, per 3-1. Nel 1988, stavolta in Marocco, il
Camerun bisserà il successo, sconfiggendo in finale nuovamente la
Nigeria, per 1-0, dopo aver eliminato con identico punteggio i
padroni di casa. Ma nel 1988, per decisione del tecnico francese
Claude Le Roy, un vero e proprio guru del calcio africano, che ha
allenato praticamente ovunque nel continente nero, a difendere la
porta dei Leoni non ci sarà N'Kono, ma il suo eterno rivale Bell,
che si è messo in luce con una ottima prestazione nel torneo
olimpico a Los Angeles nel 1984. Ne1 1985, la nazionale del Camerun
viene eliminata dalle qualificazioni ai mondiali da una pessima
sconfitta per 4-1 contro lo Zambia, che costa la panchina al c.t.
serbo Ognjanovic, un gran conoscitore di calcio camerunese, avendo
allenato anche l'Under 21.
Adesso alla guida della
nazionale vi è un russo, Valerij Nepomniacij. Si tratta di un tipo
strano, con poca esperienza come tecnico titolare, perlopiù spesa in
alcuni club della Repubblica Sovietica del Turkmenistan, quindi alla
periferia più insignificante del calcio dell'Urss. E' soprattutto un
maestro di calcio per giovani, più che un allenatore di squadre
senior. Gira per l'Africa facendo l'insegnante di calcio per
giovanissimi grazie a programmi sportivi finanziati dall'Urss. Anche
quando arriva in Camerun, inizialmente il suo compito è quello di
allenare una squadra giovanile, ma la partenza di Le Roy nel 1988 gli
apre la strada per essere nominato c.t. della nazionale maggiore. Non
spiccica una parola di francese, ed agli allenamenti comunica con i
giocatori tramite un interprete piuttosto zoppicante.
Però decide di riportare
in nazionale Thomas, oramai 33-enne, dopo la sua esclusione operata
dai due tecnici precedenti, anche se non più come portiere titolare,
ma come riserva di Bell. La nuova nazionale camerunese che affronta
le eliminatorie per i mondiali italiani del 1990 è notevolmente
rinnovata, rispetto a quella eroica del 1982: sono entrati giocatori
come Omam Biyik, Makanaky, Tataw, Massing. I reduci dell'impresa del
1982 sono solo quattro: Milla, oramai trentottenne, Kundé, Bell e,
appunto, Thomas, nuovamente reclutato.
Nepomniacij, come tutti i
tecnici sovietici della sua generazione, ha imparato il modulo di
gioco del mitico “Colonnello” Lobanovski: abbandonato il
difensivismo catenacciaro visto nel 1982, la nuova nazionale del
Camerun mette in luce un gioco veloce, aggressivo, basato sulla zona
totale e sul calcio totale olandese. Nel ritiro premondiali, succede
qualcosa di incredibile: il portiere titolare Bell, che ha difeso la
porta del Camerun nella fase eliminatoria, litiga frequentemente con
il regime, per le sue prese di posizione contro la mancanza di
libertà e le discriminazioni etniche, in particolare contro i gruppi
Bamileke della parte occidentale del Paese. Il nuovo Presidente
Biyia, infatti, dopo una prima fase di apertura e liberalizzazione, a
partire dalla seconda metà degli anni Ottanta ha svoltato verso una
politica di tipo repressivo ed etnocentrico, mirata a rafforzare il
potere nei gangli dello Stato del suo gruppo etnico di appartenenza,
i Beti-Bulu. Tale politica, condotta anche con lo svuotamento di
villaggi abitati da clan tribali avversari, dispersi nel resto del
Paese, e quindi smembrati nella loro unità, produce una ondata di
proteste e tensioni interne, di cui Bell, figlio di un capovillaggio,
si fa portavoce (tra l'altro, a fine carriera, Bell sarà nominato
capovillaggio dalla sua tribù). La classica goccia che fa traboccare
il vaso è quando Bell si intesta una protesta per chiedere il
pagamento degli stipendi arretrati ai giocatori della Nazionale.
Arriva direttamente l'ordine da Yaoundé: Bell deve essere estromesso
dalla rosa. N'Kono, che partiva come riserva, ha quindi la
possibilità di giocare il suo secondo mondiale da protagonista, a 35
anni.
Il girone del Camerun,
come anche nel 1982, è proibitivo: include l'Argentina di Maradona
campione del mondo in carica, la Romania del grande talento Hagi e
l'Urss. L'esordio, al San Siro di Milano, è contro l'Argentina, l'8
giugno. L'esito sembra scontato, ma succede qualcosa di incredibile,
una partita che passerà nella storia del calcio: gli argentini
attaccano a tambur battente, e N'Kono chiude la sua porta con la
saracinesca, compiendo una serie di parate miracolose. Al 61' Kana
Biyik viene espulso. I leoni africani, in inferiorità numerica,
sembrano sul punto di capitolare, ma quattro minuti dopo Omam Biyik
salta fino al cielo e butta in rete un pallone, complice il grave
errore del portiere argentino Pumpido. I sudamericani si buttano a
testa bassa per pareggiare, il Camerun rimane addirittura in nove per
l'ulteriore espulsione di Massing, ma N'Kono toglie dalla porta
almeno tre goal fatti, con interventi miracolosi.
Thomas con Maradona - Mondiali del 1990
Il Camerun umilia la
Nazionale campione in carica, e vince la sua prima partita in una
fase finale dei Mondiali. Adesso tutti lo temono, i tifosi italiani
lo adorano. Arriva la seconda vittoria, per 2-1, contro la Romania di
Hagi, grazie ad una doppietta di Milla. Malgrado la successiva
sconfitta per 4-0 contro l'Urss, dovuta ad un ovvio rilassamento
mentale, il Camerun si qualifica per il secondo turno dei mondiali,
un obiettivo sino a quel momento mai raggiunto da una squadra
africana.
Agli ottavi succede un
altro miracolo: il Camerun, al San Paolo di Napoli, affronta la
Colombia di Higuita e Valderrama. Dopo 90 minuti regolamentari chiusi
a reti bianche, grazie ad altre nuove parate di N'Kono, nel giro di
quattro minuti Milla segna due goal che tagliano le gambe ai
colombiani, in un San Paolo in delirio per gli africani.
I tifosi adorano i Leoni,
gli esperti iniziano a sbilanciarsi ed a pronosticare addirittura un
Camerun fra i primi quattro del mondo. Ma i quarti di finale spengono
le illusioni camerunesi. Contro l'Inghilterra, gli africani si
presentano stanchi e scarichi per le prestazioni eccezionali delle
precedenti partite. Ma all'inizio del match sembrano poter prevalere
sugli inglesi, ed accedere alle semifinali. Il bel gioco degli
africani sembrò un vantaggio rispetto all'esperienza degli inglesi,
che però segnarono con Platt. Nel secondo tempo entrò in campo
Milla, lasciato inizialmente in panchina. Dapprima si procurò un
rigore (fallo di Gaiscogne) trasformato da Emmanuel Kundé al 63° di
gioco per il pareggio, poi, cinque minuti dopo, servì l'assist per
il gol del vantaggio di Ekéké. I leoni indomabili sembravano già
in semifinale, ma si chiusero in difesa e a sette minuti dal fischio
finale Massing stese in area Lineker, che trasformò dal dischetto il
proprio tiro per il pareggio (2-2). Si andò ai supplementari. Al
105º minuto proprio N'Kono fece una ingenuità: si fece superare da
Lineker palla al piede perché si trovava troppo avanti rispetto alla
linea della porta, ed insieme a Massing lo stese schiacciandolo, per
un altro calcio di rigore. Per l'inglese fu doppietta e il 3-2 non
mutò più fino al 120º minuto: il Camerun fu eliminato.
L'eliminazione fu comunque salutata dagli applausi del pubblico
italiano. Il Camerun era ormai collocata fra le prime otto nazionali
del mondo.
Il rientro in patria fu
memorabile. A Yaoundé, il 5 luglio, ci fu un'accoglienza trionfale
della popolazione della capitale per i giocatori, visti come dei
vincitori: un corteo di quattro jeep con a bordo i calciatori sfilò
per le vie della capitale tra l'eccitazione e l'entusiasmo di tutti i
camerunesi.
Ma questa nazionale
straordinaria non può avere continuità: Nepomniacij, sulle ali del
successo, la abbandona, per accettare un ben più retribuito incarico
in Cina, e finisce così il meccanismo di gioco ben oliato che aveva
introdotto. Kundé si ritira dal calcio giocato. Milla ha oramai 38
anni, e non ce la fa a giocare dal primo minuto. Il nuovo tecnico
francese, Redon, fa scelte discutibili: per la coppa d'Africa del
1992 decide di non convocare Thomas, rimettendo fra i pali l'eterno
rivale Bell. Il torneo è una delusione: tutti si aspettano che il
Camerun vinca, ed invece arriva solo quarto, perdendo in semifinale
ai rigori contro la Costa d'Avorio, per poi perdere la finale per il
terzo posto contro la Nigeria.
Gli anni Novanta: il
ritiro dal calcio giocato
Ci si prepara, così, ad
andare verso le qualificazioni per i mondiali negli USA del 1994, con
una nazionale inevitabilmente in pieno ricambio generazionale, dopo i
fasti di quattro anni prima. Nel frattempo, nel 1991 è finito il
lungo amore, durato nove anni, fra Thomas ed il suo club, l'Espanyol.
Il nuovo allenatore del club, il serbo Petrovic, appena giunto dallo
Stella Rossa, non lo vuole più, lo considera vecchio. Il nostro ha
molte offerte, anche fuori dalla Spagna, ma oramai ha piazzato le sue
radici a Barcellona, e non se la sente di andarsene. Passa quindi al
Sabadell, ad appena 24 chilometri da Barcellona, accettando di andare
a giocare in serie B. Giocherà per due anni con tale club,
consentendogli di risalire in serie A nel 1993, per poi trasferirsi
nell'Hospitalet, squadra della zona sud di Barcellona, ancora una
volta in serie B.
Le qualificazioni ai
mondiali sono affidate, per la prima volta, ad un tecnico camerunese,
Léonard Nséké, e non più ad uno straniero, segno della crescita
del movimento calcistico del Paese. Il Camerun riesce a qualificarsi
per il suo terzo mondiale sconfiggendo lo Zimbabwe nella partita
decisiva, ma la sua Federcalcio, manovrata dal governo, non se la
sente di affidare a Nséké anche la fase finale. Ancora una volta,
la ex potenza coloniale vuole essere protagonista. A pochi mesi
dall'inizio, la Nazionale viene affidata all'ex c.t. della Francia,
Henri Michel. A lui vengono affidate le speranze di salvare l'onore
calcistico di una Nazionale oramai anziana ed appannata, dopo i fasti
di quattro anni prima. N'Kono viene nuovamente convocato, al suo
terzo mondiale, ma ancora una volta come riserva di Bell, e stavolta
non ci saranno polemiche politiche a consentirgli di prendere posto
come titolare. Con Thomas in panchina, un Camerun pieno di giovani ma
anonimo fa una figuraccia: riesce a strappare un pareggio 2-2 contro
la Svezia, ma poi perde con un netto 3-0 contro il Brasile. La
Federcalcio camerunese, manovrata da Biyia, che ha ancora il dente
avvelenato contro Bell, lo attacca in modo ufficiale, ritenendolo
l'unico responsabile delle due prestazioni deludenti. Bell si
incazza ed abbandona il ritiro prima della terza e decisiva sfida
contro la Russia. Michel non se la sente di far scendere in campo
Thomas, e si affida al terzo portiere, Jacques Songo'o. Ma Songo'o si
rivela impreparato a scendere in campo per una partita così
importante e fa un disastro. La Nazionale dei Leoni viene
letteralmente fatta a pezzi (6-1) dalla Russia.
Per Thomas, che non ha
giocato nemmeno una frazione di partita, è la fine dell'esperienza
in Nazionale. Ed è anche la fine dell'esperienza di calcio spagnolo.
A fine stagione 1994, infatti, il suo rapporto con l'Hospitalet
termina. A 39 anni, pensa di ritirarsi dal calcio giocato e di fare
il procuratore di giovani talenti del suo Paese. Subito dopo i
mondiali, accompagna un giovane portiere camerunese per un provino in
Bolivia, nel club Bolivar. Ma, durante il provino, i dirigenti del
club gli dicono che vogliono lui, il vecchio Thomas, e non il
ragazzo. Finirà così per giocare altri tre anni nel Paese andino,
vincendo due campionati nazionali boliviani di fila, ritirandosi
definitivamente nel 1997, a 42 anni suonati.
I suoi numeri sono
eccezionali: due volte miglior giocatore d'Africa, 112 presenze in
nazionale, due coppe d'Africa vinte, due coppe dei Campioni d'Africa
ottenute, tre campionati del mondo disputati, 241 presenze nella Liga
spagnola, altre 90 in seconda divisione, 92 nel campionato boliviano
e 105 in quello camerunese.
La carriera da
allenatore
A fine carriera, torna
nella sua amata Barcellona, ed inizia una nuova carriera da
allenatore, accettando un incarico da preparatore dei portieri per la
Nazionale del Camerun. Tale incarico durerà cinque anni,
consentendogli di partecipare, stavolta dalla parte dello staff
tecnico agli ordini dell'immarcescibile Claude Le Roy, al mondiale
del 1998, valorizzando il giovane portiere Jacques Songo'o, sul
quale, nonostante la figuraccia contro la Russia di quattro anni
prima, si ripongono molte speranze (ma che è tecnicamente molto
lontano da quello che erano Thomas e Bell). Ma il mondiale di Francia
del 1998 è una delusione: il Camerun esce al primo turno, dopo un
pareggio con l'Austria, una sconfitta contro l'Italia ed un pareggio
contro il Cile, in una gara contestatissima (in cui due giocatori
camerunesi sono espulsi, e due rigori a favore del Leoni sono
negati).
Sempre dentro lo staff,
Thomas fa parte della Nazionale camerunese che, dopo il lungo
passaggio generazionale, torna ai vertici del calcio, raggiungendo,
nel periodo 1999-2002, l'apice massimo della sua gloria calcistica,
con la vittoria ai giochi africani del 1999 ed alla successiva coppa
d'Africa del 2000, sotto la guida del francese Lechantre. Ad Accra,
in Ghana, i Leoni conquistano la vittoria della Coppa d'Africa con un
secco 3-0 sulla Tunisia ed una vittoria ai rigori contro la Nigeria.
Il portiere che N'Kono suggerisce come titolare, dopo la delusione di
Songo'o, Alioum Boukar, portiere non eccezionale ma esperto e
relativamente affidabile, con una esperienza nel campionato turco.
Alle Olimpiadi di Sidney
del 2000, N'Kono porta in nazionale Idriss Kameni, appena sedicenne,
prelevandolo dalle giovanili del club francese Le Havre, facendolo
titolare. Il torneo è una cavalcata inebriante, che finisce con la
medaglia d'oro, ottenuta battendo, fra le altre, il Brasile di
Ronaldinho, Edu ed Alex e la Spagna di Xabi, Puyol, José Mari, Gabri
e Albelda. In finale, finita ai calci di rigore, Kameni riesce ad
ipnotizzare per ben due volte i tiratori spagnoli. Tutti parleranno
di lui come del nuovo N'Kono, ma la notorietà ottenuta in età così
giovane non gli farà bene, e nel prosieguo della carriera questo
portiere dalle straordinarie qualità fisiche non farà sempre
benissimo. Ad ogni modo, diviene il pupillo di Thomas, che viene
promosso: da preparatore dei portieri a vice allenatore della
nazionale.
In coppa d'Africa 2002,
in cui il Camerun si fa notare per la scelta di indossare canottiere
invece delle tradizionali magliette, la nazionale è in mano al
tedesco Schaefer, che ritiene Kameni troppo giovane, e si affida ai
più esperti Boukar (titolare) e Songo'o. Nel pieno del suo momento
storico migliore, la nazionale camerunese vince la seconda edizione
consecutiva del torneo, con cinque vittorie su cinque partite, ivi
compresa la finale contro la Costa d'Avorio, vinta ai rigori. In
questa edizione, tenutasi in Mali, succede anche un fatto molto
curioso. Prima della partita contro la squadra padrona di casa,
N'Kono scende in campo per saggiare il terreno di gioco e dare
consigli al suo portiere. Si china per raccogliere del terriccio del
campo, e viene arrestato dalla polizia del Mali...con l'accusa di
stregoneria! I poliziotti pensano, infatti, che stia cercando di fare
qualche maleficio al campo di gioco, per favorire la sua squadra. Lo
accusano, in particolare, di aver posto un amuleto, un gris-gris,
nella porta. Alla fine, il Camerun vince per 3-0 sul Mali, e N'Kono
viene rilasciato, con le scuse ufficiali del Presidente della
Repubblica.
Arrestato dalla polizia del Mali per presunta stregoneria!
La nazionale si qualifica
anche ai mondiali giapponesi del 2002, e stavolta Thomas riesce a far
portare in squadra il giovanissimo Kameni, diciottenne, che starà in
panchina come terzo portiere, dietro Boukar a Songo'o. I Leoni escono
al primo turno in modo dignitoso ma niente più, dopo una vittoria,
un pareggio ed una sconfitta.
Si tratta dell'ultima
partecipazione di Thomas ad un mondiale, anche se come allenatore. La
sua ultima esperienza in nazionale è nel 2003, in Confederations Cup
in Francia. Il torneo è funestato dalla morte in campo del
camerunese Foé, che però, nell'immoralità del calcio, non
impedisce di far proseguire il match fra Camerun e Colombia. Con
Kameni finalmente in porta da titolare, a 19 anni, la nazionale del
Camerun fa una prova eccellente, arrivando fino alla finale,
perdendola contro la Francia ai supplementari.
Conclusioni
Alla fine del torneo,
termina anche il suo rapporto con la Federcalcio camerunese, e Thomas
torna all'Espanyol, nella sua Barcellona, in qualità di preparatore
dei portieri, per sei anni, grazie all'interessamento di Luis
Fernandez, all'epoca allenatore del club. In quel periodo, riuscirà
a far venire il suo pupillo Kameni, e convincerà i dirigenti del
club a tesserare un giovanissimo e sconosciuto Eto'o, che diverrà
uno dei migliori attaccanti del mondo, insegnandogli a tenere a freno
il carattere aggressivo e presuntuoso, a saper stare in squadra con
umiltà. Nel 2007 otterrà l'agognata cittadinanza spagnola, e nel
2009, per due mesi, sarà c.t. ad interim della nazionale del
Camerun, in attesa della nomina di Paul Le Guen.
Preparatore dei portieri dell'Espanyol, insieme al tecnico Quique Sanchez Flores
Oggi è in pensione, vive
a Barcellona con la moglie e racconta le sue storie ai giornalisti
che ancora lo intervistano frequentemente. E' stata un'icona per
almeno tre generazioni di portieri dopo di lui, sia per la sua
bravura che per il suo stile esibizionistico (la calzamaglia nera, le
acrobazie inutili con il pallone). Gigi Buffon, che ha chiamato suo
figlio Thomas in suo onore, decise, da ragazzo, di diventare portiere
guardando le partite di N'Kono in televisione. Rispetto ai
portieri-robot attuali, che lavorano in modo meccanico ed anonimo, è
stato l'ultimo esponente di un ruolo di pazzi, sregolati, fantasiosi
giocolieri, in grado di fare parate incredibili e sovrumane e, al
tempo stesso, papere incredibili, capaci sempre di dare spettacolo e
rendere il mestiere di portiere il più bello del calcio. Da
allenatore, ha contribuito a lanciare nel mondo del calcio fenomeni
come Songo'o, Kameni ed Eto'o, e nell'insieme ha vissuto la fase più
bella e piena di soddisfazioni del movimento calcistico camerunese.
Prima e dopo di lui, il Camerun è stato incapace di replicare gli
anni ruggenti nei quali ha vissuto la sua vicenda calcistica ed
umana.
Con Buffon