sabato 20 luglio 2019

Thomas N'Kono, l'orgoglio del calcio africano



Gli inizi: il Camerun postcoloniale

“Voglio essere ricordato come un grande portiere ed una brava persona”. Questa è la storia di un campione e di un grande uomo, le cui gesta calcistiche hanno ispirato una generazione di portieri e di tifosi.

Dizangué, paesone della provincia costiera camerunese del Littoral, costruito dai tedeschi per ubicarci le fabbriche di caucciù. Vecchi palazzi nel severo stile coloniale protestante che rovinano nel sole e nell'umidità, baracche di lamiera dei lavoratori degli stabilimenti e dei contadini, una stradona di terra battuta che nella stagione delle piogge diventa fango che taglia la giungla e collega il villaggio con il resto del Paese. Sono anni agitati per la neo indipendente ex colonia francese: i francesi, formalmente, hanno decolonizzato, ma mantengono tutti i posti di potere, con i loro attachés d'affaires, che guidano i Ministeri. L'esercito nazionale è completamente in mani francesi, persino il capo di Stato Maggiore è francese, la moneta è il franco CFA, legato al franco francese da accordi di cambio e di emissione molto rigidi, la Francia mantiene una importante presenza militare in loco, specie nelle aree più importanti dal punto di vista minerario ed agricolo. Il capo dello Stato, Ahmadou Ahidjo, è una creatura dei francesi e favorisce sistematicamente la sua etnia, i Peul, di religione musulmana, governando con mano pesantissima un Paese inquieto, soggetto al secessionismo delle regioni del nord, anglofone, che confluiranno nella Nigeria. I Bantu del Litorale, il raggruppamento etnico cui appartiene il piccolo Thomas, che appoggiano il partito di opposizione UPC, danno vita a proteste violente ed episodi di terrorismo, debordanti spesso in atti di brigantaggio e regolamenti di conti fra clan, duramente repressi dall'Esercito franco-camerunese, con metodi da legge marziale ed omicidi dei leader del partito orchestrati dai servizi segreti francesi.

Strada di Dizangué



In questo clima di povertà e violenza, in un'estate della fine degli anni cinquanta, un piccolissimo ragazzino, grosso suppergiù come una nutria, se ne sta abbarbicato sulle spalle dal fratello maggiore come un ragnetto. Lo stanno portando a vedere la partita di calcio nella città più grande dei paraggi, Douala, 38 chilometri a piedi, il fratello Martin acconsente a trasportarlo sulle spalle per non farlo impolverare o sporcare di fango, a seconda della stagione, per obbedire alla mamma, che non vuole che il piccolo si stanchi troppo. Vanno a vedere giocare lo zio Botagne, idolo locale. Lo stesso Martin gioca a calcio, ed in un Paese in cui il confine fra partitelle di strada e club non esiste, perché non esistono le scuole-calcio, e quindi i ragazzi di strada più promettenti si ritrovano direttamente a giocare nei club, il piccolo Thomas gioca ala destra. E' veloce, guizzante ed ha piedi buoni. Ma un giorno si infortunano tutti i ragazzini che devono fare i portieri, e viene messo lui in porta, con la sua calzamaglia nera lunga, che diverrà il suo marchio di fabbrica, e che indossa, ancora una volta, per far piacere alla mamma: i campi in erba non esistono, si gioca sulla terra battuta, e quando si scivola a terra è facile sbucciarsi. Da lì la calzamaglia protettiva. In quel giorno passano di lì degli osservatori del Canon Yaoundé, il club della capitale, guardano giocare in mezzo alla strada quel ragazzino dinoccolato, con riflessi da gatto e quella strana calzamaglia. Vanno direttamente dal padre e lo tesserano. A soli 17 anni Thomas esordisce nella massima serie calcistica del suo Paese.

L'incontro con Beara e gli esordi in Nazionale

Nel Paese disastrato non esistono programmi di allenamento veri e propri, nemmeno per i professionisti: i ragazzi del club vivono insieme in una sorta di collegio, si allenano solo dalle 4 alle 5 di mattina, perché poi il caldo diventa eccessivo e non si può più lavorare. Le calzature di pessima qualità lasciano enormi vesciche sui piedi. Gli allenatori sono quasi tutti francesi, esprimono quindi una scuola calcistica che in quegli anni è di cattiva qualità, e per giunta nella maggior parte dei casi sono dilettanti. Il concetto di dieta non esiste, i ragazzi mangiano quantità faraoniche di agnello arrosto e gelato, offerto loro dai dirigenti del club, tutti quanti prossimi della cerchia del dittatore.

Ma qualcosa sta per cambiare per Thomas, ancora una volta un colpo di fortuna che aiuta il talentuoso. Nei primi anni Settanta, il dittatore Ahidjo cerca di allentare i vincoli soffocanti che lo legano alla Francia, promuovendo accordi commerciali con i non allineati, in primis la ex Jugoslavia. Il padrone del Paese è anche consapevole del ruolo sociale e di consenso politico del calcio, e investe per portare, nell'ambito di questi accordi commerciali, allenatori e dirigenti calcistici europei, in grado di innalzare la qualità del calcio nazionale.

Arriva così in Camerun, nel 1973, uno dei più grandi portieri di tutti i tempi, soprannominato “Uomo di gomma”, considerato dal grande Jascin addirittura più forte di lui: il croato Vladimir Beara ,45 anni, designato commissario tecnico della nazionale del Camerun. Genio sregolato ed avventuriero, come solo uno slavo sa essere, Beara è stato, nella sua pazzia creativa, un innovatore del ruolo: ad esempio, faceva battere i calci di punizione senza barriera, per non farsi limitare la visuale del pallone. Questo genio folle, dall'alto della sua esperienza infinita, capisce che Thomas ha qualità fisiche straordinarie per diventare un campione, riflessi felini, ma è grezzo tatticamente. E' come un diamante che deve essere ancora sbozzato e affinato. Per farlo migliorare, lo mette davanti ad un muro, sul quale son ostati tracciati, con il gesso, quattro quadranti. Thomas deve tirare il pallone con la massima forza verso uno dei quadranti, e poi bloccare il rimbalzo. Un giochino da ragazzini, semplice, da cortile. Ma che ripetuto all'infinito allena i riflessi (la palla non rimbalzerà mai per due volte nello stesso modo), conferisce una presa d'acciaio alla mano e rafforza il braccio, in fase di rilancio del pallone.

E poi Beara porta un'altra cosa sconosciuta: l'impegno sul lavoro, tipico del professionista. Il calcio in Camerun è completamente disorganizzato, persino il club di Thomas, il Canon, che insieme all'altro club rivale della capitale (il Tonnerre) è l'élite del calcio del Paese, che può giocare in uno stadio degno di questo nome (lo “Stade Omnisportif”) e non in un campo di miglio leggermente spianato, non riesce ad organizzare allenamenti regolari. I ragazzi, spesso, non riescono nemmeno a raggiungere il campo in tempo per allenarsi, il concetto di preparazione atletica è sconosciuto, gli avventurieri francesi che lavorano nel calcio nazionale si ritrovano di fronte bistecconi super muscolosi che non sembrano aver bisogno di allenarsi fisicamente, e quindi pensano soltanto ad affinare le doti tecniche e tattiche, invero generalmente grezze. Invece il croato è un fanatico della preparazione fisica, ed in nazionale il giovane Thomas si ritrova ad affrontare carichi di lavoro fisico assolutamente mai sperimentati nella sua squadra di club. Un giorno è talmente stanco, dopo uno degli allenamenti di Beara, che si mette d'accordo con il portiere di riserva della nazionale: nessuno dei due si presenterà alla seduta di allenamento. Quando non vede arrivare i suoi due portieri, Beara si incazza come un ustascià. Li fa chiamare a casa, ma non rispondono. E non ci pensa due volte: chiama i dirigenti della Federcalcio locale e li espelle entrambi dalla nazionale. Non importa che il terzo portiere sia un ragazzotto acerbo di scarso talento. La disciplina prima di tutto. Thomas capisce di aver sbagliato: va a chiedere scusa a Beara, viene reintegrato in nazionale. Non salterà mai più un allenamento in vita sua.

Vladimir Beara


Ed il lavoro paga: con il suo Canon vince cinque volte il campionato nazionale in otto anni. Per ben due volte vince la coppa dei Campioni d'Africa: nel 1978, contro l'Hafia, della Guinea: Thomas in porta chiude a zero entrambe le partite di finale. Prenderà appena 3 gol in 8 partite. Due anni dopo bissa, contro gli zairoti del Bilima. Fra i due successi, conquista anche una coppa delle Coppe africana e nel 1979 viene nominato miglior giocatore africano. Il Camerun è oramai una realtà emergente del calcio africano, grazie ad una generazione d'oro, cui appartengono, oltre a Thomas, anche Roger Milla, forse il più forte attaccante africano di tutti i tempi, Jean Onguéné, un centravanti con percentuali realizzative impressionanti, Théofile Abega, gigantesco centrocampista di fatica, Ibrahim Aoudou, difensore centrale spaventoso per prestanza fisica, e Joseph-Antoine Bell, altro portiere fantastico, che tecnicamente non ha niente da invidiare a Thomas, ma finisce in panchina perché è un contestatore politico, non gli piace il regime del suo Paese.

Lo stadio di Yaoundè, dove giocano il Canon e la Nazionale



I Mondiali di Spagna del 1982

Questa Nazionale fenomenale conquista per la prima volta nella sua storia il biglietto di accesso ad una fase finale di un campionato del mondo, con N'Kono e Bell ad alternarsi in porta, eliminando il Malawi, lo Zimbabwe, lo Zaire e, in finale, il favoritissimo Marocco: impressionante lo score dei due portieri – in otto partite solo cinque gol subiti. E' la seconda volta che l'Africa subsahariana arriva alla fase finale di un campionato del mondo, in un calcio africano sinora dominato dalle squadre maghrebine, tatticamente più organizzate e vicine al calcio europeo.

L'occasione, per la politica camerunese, è troppo ghiotta: il serbo Branko Zutic, che ha rilevato Beara ed è in massima parte l'architetto di questa splendida squadra, vero esperto di calcio africano (ex Ct della Nigeria) viene sostituito a soli tre mesi dall'inizio della fase finale dei mondiali. Tecnico della nazionale, adesso, è il francese Jean Vincent. Ex ala di ottimo livello, allenatore dalla chiara vocazione offensiva, pluripremiato nel campionato francese, dove con il Nantes ha vinto due campionati, una coppa di Francia ed è arrivato alle semifinali di coppa Uefa, viene scelto dal nuovo padrone in pectore del Paese, il quarantottenne Paul Biya, uomo di fiducia dei francesi formatosi a Sciences Po a Parigi, che, dopo un lunghissimo cursus honoris, si sta preparando a giubilare il vecchio dittatore Ahidjo, oramai considerato dai francesi troppo vecchio per tenere in mano un Paese attraversato da una forte crisi economica e sociale e da tensioni multietniche. Ovviamente, i francesi vogliono comandare qualsiasi aspetto della vita del Paese, anche il calcio, nel momento in cui la nazionale arriva per la prima volta ad un mondiale.

Il girone del Camerun è di ferro: l'Italia testa di serie, la Polonia di Buncol, Lato, Boniek e Smolarek, il Perù di Barbadillo, Uribe, Quiroga, La Rosa e Cubillas. Il Camerun sembra giocare il ruolo della vittima sacrificale, anche per le modalità quantomeno bizzarre con cui si prepara: mangiate pantagrueliche di agnello fra giocatori sorridenti e rilassati, come se fossero in gita premio, allenamenti ridotti e bella vita in ritiro. Il 15 giugno del 1982, il Camerun scende in campo a La Coruna contro la forte nazionale del Perù, che quattro anni prima era arrivata ai quarti di finale dei mondiali. E succede l'impensabile: nel catino di caldo insostenibile del pomeriggio spagnolo, i giocatori peruviani, probabilmente abituati a giocare in quota ad un clima più fresco, si squagliano, mentre i camerunesi, con l'agnello arrosto nello stomaco, ma abituati a giocare nel caldo estremo, corrono il doppio. Sono anche ben organizzati tatticamente: coprono bene gli spazi, si aiutano, non si scoprono mai in fase offensiva, tengono le posizioni in modo razionale, sanno fare pressing. E' una squadra matura: la presunzione europea e sudamericana non si è degnata di studiarli preventivamente, considerandoli una squadra materasso. Ma non è così. Il forte Perù viene bloccato sullo 0-0, grazie anche a determinanti parate di N'Kono. La sua tranquillità infastidisce gli avversari: su un forte tiro di Barbadillo, ferma il pallone con una mano, se lo fa passare dietro la schiena e, come un giocoliere, lo recupera con l'altra mano.

Il bis del pareggio arriva, quattro giorni dopo, anche contro la Polonia. Ad un certo momento del match, Thomas esce dall'area, palla al piede, dribblando avversari come fossero birilli, fra le urla disperate di Vincent, che lo implora di tornare in porta.

Ed altri quattro giorni dopo, a Vigo, la sfida è contro l'Italia, che è in condizioni difficili: in pratica, con la Polonia già qualificata alla fase successiva, l'incontro è una eliminatoria diretta fra gli azzurri, cui basta un pareggio per essere qualificati, ed il Camerun, che deve vincere. L'incontro è molto teso, i camerunesi lo affrontano con la testa troppo leggera, storditi dai due pareggi ottimi ottenuti in precedenza, e dalla richiesta di un aumento del premio, che il governo ha però negato. E succede, così, che al sessantunesimo minuto, proprio Thomas fa un errore imperdonabile. Arretrando dopo una uscita, perde l'equilibrio e cade. Ciccio Graziani non se lo fa ripetere due volte, ed insacca a porta vuota. Appena un minuto dopo, M'Bida sigla il goal del pareggio, ma nei restanti trenta minuti i camerunesi non spingono, non cercano di vincerla contro un avversario spaventatissimo. La sensazione netta è che i Leoni africani avrebbero potuto vincere, eliminando gli italiani, ma che si siano risparmiati. Sui nostri giornali compare l'ipotesi, mai dimostrata, di una pastetta, un pagamento in nero fatto agli atleti del Camerun per far passare all'Italia il girone.

Il goal di Graziani


Sta di fatto che il Camerun viene eliminato al primo turno, ma esce trionfante, imbattuto in tre partite. L'8 agosto, come tributo al suo eccellente mondiale, il tecnico brasiliano Tele Santana lo inserisce nella squadra della selezione mondiale che, per una partita amichevole a New York, affronta la selezione europea.

L'ottimo mondiale disputato (al netto del brutto errore con Graziani) vale a N'Kono la seconda nomination come miglior giocatore africano e la possibilità di restare in Spagna: pochi giorni dopo la fine dei mondiali, viene infatti ingaggiato dall'Espanyol, la seconda squadra di Barcellona. Giocherà per nove anni a Barcellona, e diverrà il calciatore africano con il maggior numero di presenze nella Liga (241 partite). Nel 1988 sfiorerà la vittoria della coppa Uefa, quando gli spagnoli persero la finale contro il Bayer Leverkusen.

Con la maglia dell'Espanyol











La Coppa d'Africa e il secondo Mondiale

Nel frattempo, nel 1984 arriva la vittoria in coppa d'Africa con la sua nazionale, eliminando i padroni di casa della Costa d'Avorio, l'Algeria di Madjer ai calci di rigore e battendo in finale la Nigeria, altra realtà calcistica africana in crescita, per 3-1. Nel 1988, stavolta in Marocco, il Camerun bisserà il successo, sconfiggendo in finale nuovamente la Nigeria, per 1-0, dopo aver eliminato con identico punteggio i padroni di casa. Ma nel 1988, per decisione del tecnico francese Claude Le Roy, un vero e proprio guru del calcio africano, che ha allenato praticamente ovunque nel continente nero, a difendere la porta dei Leoni non ci sarà N'Kono, ma il suo eterno rivale Bell, che si è messo in luce con una ottima prestazione nel torneo olimpico a Los Angeles nel 1984. Ne1 1985, la nazionale del Camerun viene eliminata dalle qualificazioni ai mondiali da una pessima sconfitta per 4-1 contro lo Zambia, che costa la panchina al c.t. serbo Ognjanovic, un gran conoscitore di calcio camerunese, avendo allenato anche l'Under 21.

Adesso alla guida della nazionale vi è un russo, Valerij Nepomniacij. Si tratta di un tipo strano, con poca esperienza come tecnico titolare, perlopiù spesa in alcuni club della Repubblica Sovietica del Turkmenistan, quindi alla periferia più insignificante del calcio dell'Urss. E' soprattutto un maestro di calcio per giovani, più che un allenatore di squadre senior. Gira per l'Africa facendo l'insegnante di calcio per giovanissimi grazie a programmi sportivi finanziati dall'Urss. Anche quando arriva in Camerun, inizialmente il suo compito è quello di allenare una squadra giovanile, ma la partenza di Le Roy nel 1988 gli apre la strada per essere nominato c.t. della nazionale maggiore. Non spiccica una parola di francese, ed agli allenamenti comunica con i giocatori tramite un interprete piuttosto zoppicante.

Però decide di riportare in nazionale Thomas, oramai 33-enne, dopo la sua esclusione operata dai due tecnici precedenti, anche se non più come portiere titolare, ma come riserva di Bell. La nuova nazionale camerunese che affronta le eliminatorie per i mondiali italiani del 1990 è notevolmente rinnovata, rispetto a quella eroica del 1982: sono entrati giocatori come Omam Biyik, Makanaky, Tataw, Massing. I reduci dell'impresa del 1982 sono solo quattro: Milla, oramai trentottenne, Kundé, Bell e, appunto, Thomas, nuovamente reclutato.

Nepomniacij, come tutti i tecnici sovietici della sua generazione, ha imparato il modulo di gioco del mitico “Colonnello” Lobanovski: abbandonato il difensivismo catenacciaro visto nel 1982, la nuova nazionale del Camerun mette in luce un gioco veloce, aggressivo, basato sulla zona totale e sul calcio totale olandese. Nel ritiro premondiali, succede qualcosa di incredibile: il portiere titolare Bell, che ha difeso la porta del Camerun nella fase eliminatoria, litiga frequentemente con il regime, per le sue prese di posizione contro la mancanza di libertà e le discriminazioni etniche, in particolare contro i gruppi Bamileke della parte occidentale del Paese. Il nuovo Presidente Biyia, infatti, dopo una prima fase di apertura e liberalizzazione, a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta ha svoltato verso una politica di tipo repressivo ed etnocentrico, mirata a rafforzare il potere nei gangli dello Stato del suo gruppo etnico di appartenenza, i Beti-Bulu. Tale politica, condotta anche con lo svuotamento di villaggi abitati da clan tribali avversari, dispersi nel resto del Paese, e quindi smembrati nella loro unità, produce una ondata di proteste e tensioni interne, di cui Bell, figlio di un capovillaggio, si fa portavoce (tra l'altro, a fine carriera, Bell sarà nominato capovillaggio dalla sua tribù). La classica goccia che fa traboccare il vaso è quando Bell si intesta una protesta per chiedere il pagamento degli stipendi arretrati ai giocatori della Nazionale. Arriva direttamente l'ordine da Yaoundé: Bell deve essere estromesso dalla rosa. N'Kono, che partiva come riserva, ha quindi la possibilità di giocare il suo secondo mondiale da protagonista, a 35 anni.

Il girone del Camerun, come anche nel 1982, è proibitivo: include l'Argentina di Maradona campione del mondo in carica, la Romania del grande talento Hagi e l'Urss. L'esordio, al San Siro di Milano, è contro l'Argentina, l'8 giugno. L'esito sembra scontato, ma succede qualcosa di incredibile, una partita che passerà nella storia del calcio: gli argentini attaccano a tambur battente, e N'Kono chiude la sua porta con la saracinesca, compiendo una serie di parate miracolose. Al 61' Kana Biyik viene espulso. I leoni africani, in inferiorità numerica, sembrano sul punto di capitolare, ma quattro minuti dopo Omam Biyik salta fino al cielo e butta in rete un pallone, complice il grave errore del portiere argentino Pumpido. I sudamericani si buttano a testa bassa per pareggiare, il Camerun rimane addirittura in nove per l'ulteriore espulsione di Massing, ma N'Kono toglie dalla porta almeno tre goal fatti, con interventi miracolosi.

Thomas con Maradona - Mondiali del 1990


Il Camerun umilia la Nazionale campione in carica, e vince la sua prima partita in una fase finale dei Mondiali. Adesso tutti lo temono, i tifosi italiani lo adorano. Arriva la seconda vittoria, per 2-1, contro la Romania di Hagi, grazie ad una doppietta di Milla. Malgrado la successiva sconfitta per 4-0 contro l'Urss, dovuta ad un ovvio rilassamento mentale, il Camerun si qualifica per il secondo turno dei mondiali, un obiettivo sino a quel momento mai raggiunto da una squadra africana.
Agli ottavi succede un altro miracolo: il Camerun, al San Paolo di Napoli, affronta la Colombia di Higuita e Valderrama. Dopo 90 minuti regolamentari chiusi a reti bianche, grazie ad altre nuove parate di N'Kono, nel giro di quattro minuti Milla segna due goal che tagliano le gambe ai colombiani, in un San Paolo in delirio per gli africani.

I tifosi adorano i Leoni, gli esperti iniziano a sbilanciarsi ed a pronosticare addirittura un Camerun fra i primi quattro del mondo. Ma i quarti di finale spengono le illusioni camerunesi. Contro l'Inghilterra, gli africani si presentano stanchi e scarichi per le prestazioni eccezionali delle precedenti partite. Ma all'inizio del match sembrano poter prevalere sugli inglesi, ed accedere alle semifinali. Il bel gioco degli africani sembrò un vantaggio rispetto all'esperienza degli inglesi, che però segnarono con Platt. Nel secondo tempo entrò in campo Milla, lasciato inizialmente in panchina. Dapprima si procurò un rigore (fallo di Gaiscogne) trasformato da Emmanuel Kundé al 63° di gioco per il pareggio, poi, cinque minuti dopo, servì l'assist per il gol del vantaggio di Ekéké. I leoni indomabili sembravano già in semifinale, ma si chiusero in difesa e a sette minuti dal fischio finale Massing stese in area Lineker, che trasformò dal dischetto il proprio tiro per il pareggio (2-2). Si andò ai supplementari. Al 105º minuto proprio N'Kono fece una ingenuità: si fece superare da Lineker palla al piede perché si trovava troppo avanti rispetto alla linea della porta, ed insieme a Massing lo stese schiacciandolo, per un altro calcio di rigore. Per l'inglese fu doppietta e il 3-2 non mutò più fino al 120º minuto: il Camerun fu eliminato. L'eliminazione fu comunque salutata dagli applausi del pubblico italiano. Il Camerun era ormai collocata fra le prime otto nazionali del mondo.

Il rientro in patria fu memorabile. A Yaoundé, il 5 luglio, ci fu un'accoglienza trionfale della popolazione della capitale per i giocatori, visti come dei vincitori: un corteo di quattro jeep con a bordo i calciatori sfilò per le vie della capitale tra l'eccitazione e l'entusiasmo di tutti i camerunesi.

Ma questa nazionale straordinaria non può avere continuità: Nepomniacij, sulle ali del successo, la abbandona, per accettare un ben più retribuito incarico in Cina, e finisce così il meccanismo di gioco ben oliato che aveva introdotto. Kundé si ritira dal calcio giocato. Milla ha oramai 38 anni, e non ce la fa a giocare dal primo minuto. Il nuovo tecnico francese, Redon, fa scelte discutibili: per la coppa d'Africa del 1992 decide di non convocare Thomas, rimettendo fra i pali l'eterno rivale Bell. Il torneo è una delusione: tutti si aspettano che il Camerun vinca, ed invece arriva solo quarto, perdendo in semifinale ai rigori contro la Costa d'Avorio, per poi perdere la finale per il terzo posto contro la Nigeria.

Gli anni Novanta: il ritiro dal calcio giocato

Ci si prepara, così, ad andare verso le qualificazioni per i mondiali negli USA del 1994, con una nazionale inevitabilmente in pieno ricambio generazionale, dopo i fasti di quattro anni prima. Nel frattempo, nel 1991 è finito il lungo amore, durato nove anni, fra Thomas ed il suo club, l'Espanyol. Il nuovo allenatore del club, il serbo Petrovic, appena giunto dallo Stella Rossa, non lo vuole più, lo considera vecchio. Il nostro ha molte offerte, anche fuori dalla Spagna, ma oramai ha piazzato le sue radici a Barcellona, e non se la sente di andarsene. Passa quindi al Sabadell, ad appena 24 chilometri da Barcellona, accettando di andare a giocare in serie B. Giocherà per due anni con tale club, consentendogli di risalire in serie A nel 1993, per poi trasferirsi nell'Hospitalet, squadra della zona sud di Barcellona, ancora una volta in serie B.

Le qualificazioni ai mondiali sono affidate, per la prima volta, ad un tecnico camerunese, Léonard Nséké, e non più ad uno straniero, segno della crescita del movimento calcistico del Paese. Il Camerun riesce a qualificarsi per il suo terzo mondiale sconfiggendo lo Zimbabwe nella partita decisiva, ma la sua Federcalcio, manovrata dal governo, non se la sente di affidare a Nséké anche la fase finale. Ancora una volta, la ex potenza coloniale vuole essere protagonista. A pochi mesi dall'inizio, la Nazionale viene affidata all'ex c.t. della Francia, Henri Michel. A lui vengono affidate le speranze di salvare l'onore calcistico di una Nazionale oramai anziana ed appannata, dopo i fasti di quattro anni prima. N'Kono viene nuovamente convocato, al suo terzo mondiale, ma ancora una volta come riserva di Bell, e stavolta non ci saranno polemiche politiche a consentirgli di prendere posto come titolare. Con Thomas in panchina, un Camerun pieno di giovani ma anonimo fa una figuraccia: riesce a strappare un pareggio 2-2 contro la Svezia, ma poi perde con un netto 3-0 contro il Brasile. La Federcalcio camerunese, manovrata da Biyia, che ha ancora il dente avvelenato contro Bell, lo attacca in modo ufficiale, ritenendolo l'unico responsabile delle due prestazioni deludenti. Bell si incazza ed abbandona il ritiro prima della terza e decisiva sfida contro la Russia. Michel non se la sente di far scendere in campo Thomas, e si affida al terzo portiere, Jacques Songo'o. Ma Songo'o si rivela impreparato a scendere in campo per una partita così importante e fa un disastro. La Nazionale dei Leoni viene letteralmente fatta a pezzi (6-1) dalla Russia.

Per Thomas, che non ha giocato nemmeno una frazione di partita, è la fine dell'esperienza in Nazionale. Ed è anche la fine dell'esperienza di calcio spagnolo. A fine stagione 1994, infatti, il suo rapporto con l'Hospitalet termina. A 39 anni, pensa di ritirarsi dal calcio giocato e di fare il procuratore di giovani talenti del suo Paese. Subito dopo i mondiali, accompagna un giovane portiere camerunese per un provino in Bolivia, nel club Bolivar. Ma, durante il provino, i dirigenti del club gli dicono che vogliono lui, il vecchio Thomas, e non il ragazzo. Finirà così per giocare altri tre anni nel Paese andino, vincendo due campionati nazionali boliviani di fila, ritirandosi definitivamente nel 1997, a 42 anni suonati.

I suoi numeri sono eccezionali: due volte miglior giocatore d'Africa, 112 presenze in nazionale, due coppe d'Africa vinte, due coppe dei Campioni d'Africa ottenute, tre campionati del mondo disputati, 241 presenze nella Liga spagnola, altre 90 in seconda divisione, 92 nel campionato boliviano e 105 in quello camerunese.

La carriera da allenatore

A fine carriera, torna nella sua amata Barcellona, ed inizia una nuova carriera da allenatore, accettando un incarico da preparatore dei portieri per la Nazionale del Camerun. Tale incarico durerà cinque anni, consentendogli di partecipare, stavolta dalla parte dello staff tecnico agli ordini dell'immarcescibile Claude Le Roy, al mondiale del 1998, valorizzando il giovane portiere Jacques Songo'o, sul quale, nonostante la figuraccia contro la Russia di quattro anni prima, si ripongono molte speranze (ma che è tecnicamente molto lontano da quello che erano Thomas e Bell). Ma il mondiale di Francia del 1998 è una delusione: il Camerun esce al primo turno, dopo un pareggio con l'Austria, una sconfitta contro l'Italia ed un pareggio contro il Cile, in una gara contestatissima (in cui due giocatori camerunesi sono espulsi, e due rigori a favore del Leoni sono negati).

Sempre dentro lo staff, Thomas fa parte della Nazionale camerunese che, dopo il lungo passaggio generazionale, torna ai vertici del calcio, raggiungendo, nel periodo 1999-2002, l'apice massimo della sua gloria calcistica, con la vittoria ai giochi africani del 1999 ed alla successiva coppa d'Africa del 2000, sotto la guida del francese Lechantre. Ad Accra, in Ghana, i Leoni conquistano la vittoria della Coppa d'Africa con un secco 3-0 sulla Tunisia ed una vittoria ai rigori contro la Nigeria. Il portiere che N'Kono suggerisce come titolare, dopo la delusione di Songo'o, Alioum Boukar, portiere non eccezionale ma esperto e relativamente affidabile, con una esperienza nel campionato turco.

Alle Olimpiadi di Sidney del 2000, N'Kono porta in nazionale Idriss Kameni, appena sedicenne, prelevandolo dalle giovanili del club francese Le Havre, facendolo titolare. Il torneo è una cavalcata inebriante, che finisce con la medaglia d'oro, ottenuta battendo, fra le altre, il Brasile di Ronaldinho, Edu ed Alex e la Spagna di Xabi, Puyol, José Mari, Gabri e Albelda. In finale, finita ai calci di rigore, Kameni riesce ad ipnotizzare per ben due volte i tiratori spagnoli. Tutti parleranno di lui come del nuovo N'Kono, ma la notorietà ottenuta in età così giovane non gli farà bene, e nel prosieguo della carriera questo portiere dalle straordinarie qualità fisiche non farà sempre benissimo. Ad ogni modo, diviene il pupillo di Thomas, che viene promosso: da preparatore dei portieri a vice allenatore della nazionale.

In coppa d'Africa 2002, in cui il Camerun si fa notare per la scelta di indossare canottiere invece delle tradizionali magliette, la nazionale è in mano al tedesco Schaefer, che ritiene Kameni troppo giovane, e si affida ai più esperti Boukar (titolare) e Songo'o. Nel pieno del suo momento storico migliore, la nazionale camerunese vince la seconda edizione consecutiva del torneo, con cinque vittorie su cinque partite, ivi compresa la finale contro la Costa d'Avorio, vinta ai rigori. In questa edizione, tenutasi in Mali, succede anche un fatto molto curioso. Prima della partita contro la squadra padrona di casa, N'Kono scende in campo per saggiare il terreno di gioco e dare consigli al suo portiere. Si china per raccogliere del terriccio del campo, e viene arrestato dalla polizia del Mali...con l'accusa di stregoneria! I poliziotti pensano, infatti, che stia cercando di fare qualche maleficio al campo di gioco, per favorire la sua squadra. Lo accusano, in particolare, di aver posto un amuleto, un gris-gris, nella porta. Alla fine, il Camerun vince per 3-0 sul Mali, e N'Kono viene rilasciato, con le scuse ufficiali del Presidente della Repubblica.

Arrestato dalla polizia del Mali per presunta stregoneria!



La nazionale si qualifica anche ai mondiali giapponesi del 2002, e stavolta Thomas riesce a far portare in squadra il giovanissimo Kameni, diciottenne, che starà in panchina come terzo portiere, dietro Boukar a Songo'o. I Leoni escono al primo turno in modo dignitoso ma niente più, dopo una vittoria, un pareggio ed una sconfitta.

Si tratta dell'ultima partecipazione di Thomas ad un mondiale, anche se come allenatore. La sua ultima esperienza in nazionale è nel 2003, in Confederations Cup in Francia. Il torneo è funestato dalla morte in campo del camerunese Foé, che però, nell'immoralità del calcio, non impedisce di far proseguire il match fra Camerun e Colombia. Con Kameni finalmente in porta da titolare, a 19 anni, la nazionale del Camerun fa una prova eccellente, arrivando fino alla finale, perdendola contro la Francia ai supplementari.

Conclusioni

Alla fine del torneo, termina anche il suo rapporto con la Federcalcio camerunese, e Thomas torna all'Espanyol, nella sua Barcellona, in qualità di preparatore dei portieri, per sei anni, grazie all'interessamento di Luis Fernandez, all'epoca allenatore del club. In quel periodo, riuscirà a far venire il suo pupillo Kameni, e convincerà i dirigenti del club a tesserare un giovanissimo e sconosciuto Eto'o, che diverrà uno dei migliori attaccanti del mondo, insegnandogli a tenere a freno il carattere aggressivo e presuntuoso, a saper stare in squadra con umiltà. Nel 2007 otterrà l'agognata cittadinanza spagnola, e nel 2009, per due mesi, sarà c.t. ad interim della nazionale del Camerun, in attesa della nomina di Paul Le Guen.

Preparatore dei portieri dell'Espanyol, insieme al tecnico Quique Sanchez Flores

Oggi è in pensione, vive a Barcellona con la moglie e racconta le sue storie ai giornalisti che ancora lo intervistano frequentemente. E' stata un'icona per almeno tre generazioni di portieri dopo di lui, sia per la sua bravura che per il suo stile esibizionistico (la calzamaglia nera, le acrobazie inutili con il pallone). Gigi Buffon, che ha chiamato suo figlio Thomas in suo onore, decise, da ragazzo, di diventare portiere guardando le partite di N'Kono in televisione. Rispetto ai portieri-robot attuali, che lavorano in modo meccanico ed anonimo, è stato l'ultimo esponente di un ruolo di pazzi, sregolati, fantasiosi giocolieri, in grado di fare parate incredibili e sovrumane e, al tempo stesso, papere incredibili, capaci sempre di dare spettacolo e rendere il mestiere di portiere il più bello del calcio. Da allenatore, ha contribuito a lanciare nel mondo del calcio fenomeni come Songo'o, Kameni ed Eto'o, e nell'insieme ha vissuto la fase più bella e piena di soddisfazioni del movimento calcistico camerunese. Prima e dopo di lui, il Camerun è stato incapace di replicare gli anni ruggenti nei quali ha vissuto la sua vicenda calcistica ed umana.

Con Buffon