Finalmente il tanto atteso
provvedimento del governo, in materia di immigrazione e sicurezza, uno dei
capisaldi del programma politico della Lega, è stato varato, e lo attendono
dure prove in termini di passaggio parlamentare, che non sarà indolore, dovendo
scontrarsi con gli spiriti buonisti che allignano anche dentro la maggioranza
sul versante pentastellato, e di prevedibili e numerosi ricorsi costituzionali,
senza contare la non scontata promulgazione da parte del Presidente della
Repubblica, sempre molto occhiuto nel controllare i provvedimento che non
provengono dalla sua parte politica (provvedimenti altrettanto severi
promulgati da Minniti ai tempi del Governo Gentiloni non ricevettero tante
attenzioni da parte del Quirinale).
Nell’insieme, il provvedimento
disegnato da Salvini contiene numerose ed interessanti innovazioni anche se,
ovviamente, sconta il clima politico ostile, dall’interno e dall’esterno, che
gli è stato creato. Non c’è l’auspicabile abolizione del permesso di soggiorno
per motivi umanitari, che oramai rappresenta un quarto del totale delle
richieste di asilo e costituisce un canale per ingressi privi di qualsiasi
reale motivazione, ma la concessione di tale beneficio viene rigidamente
ricondotta a sei fattispecie precise (anche se, per la verità, molte delle
quali rientranti nella legislazione previgente). Viene altresì previsto che il
richiedente asilo per motivi umanitari possa essere espulso se perde
integralmente i crediti legati all’accordo di integrazione sottoscritto. Alla
motivazione della richiesta di asilo legata alla presenza di calamità nel Paese
di origine, spesso usata come paravento per ottenere il permesso di soggiorno
viene posto un limite di sei mesi non prorogabile e non convertibile in
permesso per motivi di lavoro. La restrizione dei servizi dello Sprar rispetto
a tale categoria di richiedenti asilo dovrebbe garantire una maggiore
difficoltà a reperire un lavoro e quindi rimanere.
Arriva una auspicabile
ampliamento del sistema per l’espulsione. Il trattenimento nei Centri per
l’Identificazione e l’Espulsione passa dai novanta ai centottanta giorni, e si
prevede la possibilità di adottare procedure accelerate per i lavori di
costruzione di nuovi Cpr o di ampliamento di quelli esistenti per importi
inferiori alla soglia comunitaria. Si prevede anche la possibilità di usare
strutture diverse, a disposizione dell’Autorità di Pubblica Sicurezza (carceri,
evidentemente, ma anche locali idonei presso gli uffici di frontiera) ove i Cpr
siano insufficienti. Viene proibita la pratica della reiterazione della domanda
di asilo per rallentare l’espulsione. Le risorse disponibili per nuove
espulsioni arrivano fino a 3,5 Meuro, una cifra che, presumibilmente, dovrebbe
consentire espulsioni per 7-800 unità, un numero assolutamente inadeguato
rispetto al fabbisogno (le stime degli irregolari e dei clandestini presenti in
Italia oscillano fra i 4 ed i 600.000 individui). Evidentemente, benché le
misure vadano nel senso giusto (in particolare, l’ampliamento dei posti
disponibili nelle strutture di trattenimento e l’ampliamento della durata vanno
ad incidere sul deprecabile fenomeno degli stranieri colpiti da foglio di via e
poi rimessi a piede libero) anche in questo caso siamo al di sotto di ciò che
sarebbe necessario, e che può essere conseguito soltanto aprendo grandi centri
di detenzione nei Paesi di transito, Libia in primis, dove tradurre anche chi
deve essere espulso, dietro programmi di assistenza economica a favore di tali
Paesi.
L’aspetto probabilmente più
efficace ed utile del provvedimento, in prospettiva, è costituito dalla revoca
e/o diniego della protezione internazionale in caso di commissione di reati in
flagranza quali il traffico di stupefacenti, la violenza sessuale, la rapina,
la resistenza a pubblico ufficiale con connesso giudizio di pericolosità
sociale espresso dal magistrato, oppure di condanna penale in primo grado.
Viene infine posto un freno al turismo dei richiedenti asilo, uno sport
particolarmente da alcune nazionalità, come gli eritrei, che evidentemente non
hanno nessuna reale esigenza di protezione ai sensi della convenzione di
Ginevra: il rientro nel proprio Paese comporta la cessazione della protezione
internazionale e la conseguente espulsione. Finalmente viene abrogato il
gratuito patrocinio, fatto a spese degli italiani, per ricorsi dichiarati
improcedibili o inammissibili.
Personalmente, invece, mi
lasciano piuttosto dubbioso le norme relative alla cancellazione della
cittadinanza in caso di condanna per reati di terrorismo. Non perché il
principio sia sbagliato, ma perché, essendo la cittadinanza un diritto
indisponibile, tale norma sarà sicuramente dichiarata incostituzionale. Mentre
avrei previsto una sorta di sanatoria, eccezionale e quindi non ripetibile, per
i minori stranieri ad oggi presenti sul territorio nazionale, al fine di sanare
una situazione di fatto che, se lasciata a sé stessa, rischia di creare
pericolose dissociazioni in termini di senso di appartenenza man mano che tali
minori cresceranno da apolidi, e quindi essere la miccia di situazioni di
emarginazione permanente e di senso di sradicamento personale che potrebbero
condurre a risposte socialmente devianti.
Volendo dare un giudizio di
insieme su tale provvedimento, esso sicuramente va considerato molto positivamente,
soprattutto perché inverte la direzione di marcia di questi anni di buonismo
lassista, iniziando a lanciare segnali di disincentivo all’immigrazione
incontrollata. Va valutato positivamente soprattutto perché partorito dentro un
clima politico estremamente ostile, nel quale gli interessi materiali al nuovo
traffico di schiavi si celano dietro il dettato dell’articolo 10 della
Costituzione (lo stesso che ha giustificato il rispetto di porcherie come il
fiscal compact).
Detto questo, esso è ampiamente
al di sotto di ciò che sarebbe necessario, e che dovrebbe tradursi in una vera
e propria guerra senza quartiere all’immigrazione, sul modello di Orban, dove
il muro dovrebbe essere sostituito da un vero e proprio blocco navale (senza la
pelosa assistenza della polizia di frontiera europea, grazie, le frontiere
nazionali le difendiamo da soli) e dove l’espulsione sistematica, o in
alternativa, ove fosse impossibile il rimpatrio, la detenzione a tempo
indeterminato dei clandestini, possibilmente in strutture situate fuori dal territorio
italiano, dovrebbe essere la priorità delle politiche di controllo del
territorio (come del resto fa la civilissima e democratica Australia). Mentre
d’altra parte, occorre investire in un modello di assimilazione (cosa ben
diversa dall’integrazione multiculturale e paritaria della sinistra) per chi è
già all’interno dei confini nazionali e oggettivamente non può essere espulso.
L’immigrato che è legalmente già all’interno del nostro sistema deve essere
portato a condividere in modo graduale i nostri valori e il nostro stile di
vita, allontanandosi progressivamente, e con il minore attrito possibile, da
quelli del suo Paese di origine. Ed in questo senso va anche la mia proposta di
un “condono” una tantum sullo Ius Soli per i minori già presenti nel Paese.
La sensazione è che Salvini,
anche legittimamente preoccupato per la tenuta della maggioranza di fronte alle
esitazioni grilline, sia troppo “bravo ragazzo” e, ovviamente, il rischio è che
una morbidezza eccessiva comporti un ritorno elettorale non proprio favorevole
per questo governo. Credo, però, che il primo ad esserne consapevole è lui, e
che la battaglia debba ancora essere combattuta, per cui il presente
provvedimento altro non è che l’antipasto. Naturalmente ciò richiede anche
risorse economiche, perché non si fa sicurezza senza investirvi somme cospicue.
E questo dipende anche dalla capacità di allentare i vincoli europei su
disavanzo e debito pubblico, altra battaglia fondamentalmente di lungo periodo,
i cui risultati non potranno essere valutati nell’immediato. Riponiamo fiducia,
quindi, nelle possibilità di manovra future di questo esecutivo, e preghiamo
che le derive fichiste o dibbatististe che lo inquinano siano frenate (per il
bene stesso del M5S, che rischia di finire nella pattumiera della storia a
causa di questi personaggi).
P.S. Se non si garantiscono ai
Paesi di partenza condizioni minime di stabilizzazione politica, etnica e di
sviluppo in termini di autosufficienza alimentare, di accesso al cibo,
all’acqua, alle cure mediche di base, lavorando sull’eradicazione della povertà
più estrema, insieme a politiche di controllo delle nascite di tipo coercitivo
e cinese, fra non molti anni sarà necessario ricorrere a misure di difesa delle
nostre frontiere ben più crudeli di quelle previste nel Dl di Salvini. Quindi
evitate di fare le anime belle, la situazione di fatto è questa e va affrontata
per quella che è, a meno che fra 15 o 20 anni non vogliamo pure noi finire nel
sottosviluppo e nelle guerre etniche e tribali.
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