domenica 26 gennaio 2020

Alcuni spunti di riflessione sul voto




Per i cultori della materia, ci sarà più tempo per una analisi su matrici territoriali e sociali. Alcune cose sono però evidenti:

- Salvini ha perso e anche male. In Emilia-Romagna Bonaccini ha succhiato circa due punti percentuali al centro destra con il voto disgiunto, tutto voto di destra moderata e forzista che si trovava a disagio con gli estremismi verbali del capitano, ed apprezzava la buona gestione amministrativa di questi anni; un altro punto di voto disgiunto è arrivato dal M5s (differenza voto di lista - voto al candidato) ma Bonaccini avrebbe vinto anche senza il voto disgiunto. Di fatto, la Borgonzoni è avanti solo in provincia di Piacenza, che però è proiettata sulla Lombardia, in alcune zone della Romagna, dove è più forte il radicamento leghista ed in montagna, ponendo un tema di riequilibrio territoriale. Ma il cuore emiliano, la rete di città medie e piccole di pianura, ha retto;

- non è mai corretto fare paragoni fra elezioni diverse, ma la Lega perde voti rispetto alle europee, non è più il primo partito in Emilia-Romagna, la sua candidata arranca a sette punti e passa dal vincitore e persino nella trionfale cavalcata calabrese deve cedere lo scettro di partito leader a Forza Italia. La sconfitta di Salvini non avrebbe potuto essere più rotonda. Ci accorgiamo che la Lega è stata in partita solo mediaticamente sui social. Perde persino nella simbolica Bibbiano. La politica è fatta di simboli, e simbolicamente Salvini si rivela un condottiero sconfitto. Di fronte alla crescita continua del partito della Meloni, che in Calabria ha gli stessi voti della Lega, e a tendenze dell'elettorato forzista a guardare altrove, che potranno essere capitalizzate dal partitino centrista di Renzi o da Calenda, la parabola di Salvini come condottiero di una destra unitaria si avvia al declino. L'uomo appare modesto politicamente ed intellettualmente, l'errore del Mojito agostano produce ancora effetti, l'aura comunicativa da vincitore si appanna. Tempo un anno e sarà marginale;

- le Sardine hanno fatto effetto, mobilitando un voto di sinistra deluso con un messaggio tutto in negativo, giocando sulla paura di un inesistente fascismo. Mentre non credo che i pesci ed i loro leader abbiano un futuro, essendo nati da una operazione in vitro di establishment, va riconosciuto che, in un Paese allo sbando, giocare sulle paure fa vincere sempre. Così come Salvini è cresciuto alimentando paure, le sardine hanno offerto una illusoria tranquillizzazione dalle paure di risorgente fascismo di una parte di elettorato, generalmente di età avanzata, rimasto prigioniero di schemi obsoleti e dalle paure, stavolta concrete, di emarginazione socio-economica e politica di segmenti giovanili sfruttati. 

- Conte non canti vittoria. Paradossalmente, il suo governo è più fragile. Le forze centrifughe che stanno distruggendo il M5s si accelereranno, Renzi è sempre più vicino a mandare a gambe all'aria l'esecutivo. Ma non ci saranno elezioni anticipate, ci sarà un nuovo governo, forse a guida Draghi, forse Franceschini. Lo ha chiarito Mattarella. Niente voto prima del referendum, e poi arriveremo a ridosso della nuova legge di bilancio, e non si fanno le elezioni a ridosso della legge di bilancio. Salvini si consumerà all'opposizione. Il potere logora chi non lo ha, diceva Andreotti;

- i 5Stelle sono scomparsi dalla geografia politica. Zingaretti, con brutale franchezza, ha detto loro che oramai siamo in uno scenario bipolare, quindi possono solo sciogliersi progressivamente dentro il Pd, o gravitargli attorno come partito satellite, senza più autonomia, come Leu;

- dal punto di vista di una ricostruzione a sinistra, è interessante capire dove siano fuggiti i voti del M5s rispetto alle europee. In Emilia-Romagna sono andati al Pd, a sostituire parzialmente il voto operaio in fuga verso la Lega, in Calabria sono andati al civico Tansi, permettendogli di fare un buon risultato. Anche in Umbria si sono verificati alcuni flussi dal M5s al candidato civico, accompagnati da ben più rilevanti flussi verso la Lega. Se ne ricava che l'elettorato pentastellato è caratterizzato da fluidità assoluta. La teoria di uno zoccolo duro di elettori del M5s si è rivelata errata. L'elettore-tipo del M5s non ha radicamento perché è a-ideologico e fluttua, guidato da una domanda manichea di onestà (ed al Sud anche di assistenzialismo) e da una radicata propensione maggioritaria: dove il candidato di maggioranza non è toccato da scandali, l'elettore pentastellato vi si dirige. Ecco perché il voto a Bonaccini e non alla Santelli (legata a Berlusconi). Questo tipo di elettorato, privo di riferimenti ideologici, mobile, moralista, maggioritarista, difficilmente può essere rieducato ad una causa di sinistra o socialista.  

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