mercoledì 25 marzo 2015

La guerra di camorra in atto a Napoli Est





Ha fatto molto scalpore, nella stampa, l’ennesimo episodio della guerra di camorra che si sta verificando nella periferia est di Napoli, con la diffusione dei video fatti dai carabinieri nell’ambito dell’indagine che ha portato a 63 arresti per  tentato omicidio, sequestro di persona, porto e detenzione di armi da sparo, tutto aggravato dal metodo mafioso, in cui si vedono sparatorie in mezzo al rione Conocal di Ponticelli. Evidentemente, l’assenza di una struttura organizzativa piramidale (come quella che, a quanto pare, si è data recentemente la ‘Ndrangheta) dopo la grande guerra di camorra fra cutoliani e Nuova Famiglia degli anni passati, e la conseguente anarchia dei clan camorristici, soprattutto nel napoletano (dove, a differenza del casertano, non vi è un clan egemone che in qualche modo impone la sua legge agli altri) porta naturalmente a questa estrema e manifesta violenza di strada durante le guerre per la spartizione del territorio (nel caso di specie, soprattutto per la divisione delle piazze di spaccio dello stupefacente fra clan rivali).
Cerchiamo, quindi, di collocare quanto sta avvenendo in questi giorni nella periferia napoletana, individuando luoghi, protagonisti e conflitti in atto. Iniziando dal luogo: il rione Conocal nasce immediatamente dopo il terremoto del 1980, finanziato dalla legge di ricostruzione (la 219/1981), come espansione edilizia del famigerato quartiere de Gasperi, sede di molti dei gruppi camorristici napoletani più famosi , come quello dei Sarno. Si tratta di un quartiere di edilizia popolare di cattiva qualità, con indici di popolamento eccessivi, caratterizzato da forte degrado urbanistico, dove peraltro le problematiche dell’amianto non sono ancora del tutto risolte, che, negli anni Ottanta, ha accolto gli sfollati del terremoto provenienti da altri quartieri della città. Un insieme di alveari edilizi mal costruiti, senza servizi, di fatto uno dei tanti snodi della speculazione edilizia degli anni Ottanta, che ha creato problemi di convivenza e qualità della vita legati all’eccessiva densità abitativa privata di adeguati spazi verdi e di socializzazione, accentuati dal senso di sradicamento di molti abitanti, provenienti da altre zone della città e che ha finito per creare una sensazione diffusa di ghettizzazione , con tutte le conseguenze in termini di emarginazione sociale e senso di abbandono da parte delle istituzioni che tale sensazione genera. Oltretutto, per un tragico errore urbanistico, tale rione viene costruito proprio a ridosso di un’area a fortissima densità camorristica, facendo finire gli abitanti del rione in pasto alla camorra. Non a caso, uno dei primi business che il capostipite dei Sarno, Ciro, mette in campo con i nuovi arrivati dopo il terremoto, è l’assegnazione illegale degli alloggi popolari, a danno dei legittimi proprietari. E non è un caso: con l’amministrazione delle case occupate illegalmente, Ciro Sarno guadagnerà il rispetto dei residenti, e spesso la loro gratitudine, fino ad acquisire il soprannome di ’o Sindaco, realizzando quel radicamento sociale che ogni sistema mafioso ricerca (per vari motivi, il principale dei quali è che in questo modo il clan acquisisce pacchetti di consenso utilizzabili per negoziare favori con la politica, tramite il voto di scambio. Infatti, dopo il suo pentimento, Ciro Sarno racconterà dei rapporti intrattenuti con la Dc napoletana). 

Rione Conocal


Inevitabilmente, le scelte urbanistiche ed edilizie facilitano il radicamento criminale. Conocal è di fatto, oggi, uno degli epicentri della criminalità partenopea. Ed è una delle zone più calde dei conflitti camorristici. In particolare, è in atto una guerra che deriva, in parte, dalla destrutturazione di alcuni clan tradizionalmente dominanti nell’area est (ovvero i Sarno e i Cuccaro/Aprea, questi ultimi radicati nel “Lotto Zero”, quartiere confinante a Conocal) colpiti dalle indagini e dai processi, ed in parte dal ridimensionamento dello spaccio di stupefacente nei quartieri settentrionali, che porta ad uno spostamento delle piazze di spaccio in quelli orientali, creando inevitabili tensioni con chi è già insediato in tali aree.
In particolare, il clan Sarno, destrutturato dall’ondata di arresti del 2008-2009 e dal pentimento del patriarca Ciro,  sembra aver finito di consumarsi nel tentativo di scalzare il potente clan Mazzarella, suo ex alleato ai tempi del cartello fra i clan Mazzarella/Sarno/Misso. I Mazzarella, dunque, usciti vincitori dalla guerra con ciò che restava dei Sarno, sebbene indeboliti, sono oggi ancora dominanti a San Giovanni a Teduccio. Hanno inoltre sottoposto al loro controllo il clan dei D’Amico, che un tempo operava come gruppo di fuoco al servizio dei Sarno, e che con la fine di questi ultimi ha cambiato padrone.
Il clan D’Amico è quindi da sempre un gruppo di affiliati, che ha sfruttato le sue capacità militari come gruppo di fuoco al servizio di clan sovraordinati, ed è capeggiato da Antonio, detto “Fravulella” (fragolina), che però è un tipo tutt’altro che dolce: viene arrestato nel 2009 per omicidio ed associazione a delinquere di stampo mafioso ed è considerato alleato al clan dei Ricci (è zio di Marco Ricci) che opera nei quartieri spagnoli (e dunque in centro). La crescita di importanza, sia pur come affiliato ai Mazzarella, di “Fravulella”, deriva dalla guerra in atto nei quartieri orientali, ed è testimoniata da 4 arrestati che portano il tatuaggio di Fravulella sul petto, e che quindi sono, presuntamente, suoi soldati. Il tatuaggio ha un significato simbolico molto potente per i camorristi, che può grosso modo tradursi in “mi ti porto addosso, sulla pelle”, cioè in una testimonianza di fedeltà assoluta, “fisica”, nei confronti del bosso che ti “marchia” sul corpo il suo nome. 

Uno degli arrestati con il tatuaggio di Fravulella



 Ed un arrestato del clan di "Bodo", il cui tatuaggio, oltre che il soprannome del boss, riporta le parole "rispetto, fedeltà, onore" che sanciscono il vincolo associativo di obbedienza al capo




Il clan D’Amico deve quindi difendersi, anche per conto dei Mazzarella che gli sono sovraordinati, dall’aggressività di un clan emergente, quello dei De Micco, anch’esso operante nella zona est (in determinate aree di Ponticelli) che, molto ben armato, operante nelle estorsioni e nella droga, sfrutta la sua alleanza con il clan Amodio/Abrunzio per occupare le zone del clan Cuccaro/Aprea, in declino, e per aprirsi la strada verso le piazze di spaccio nel quartiere Conocal (il clan Amodio/Abrunzio deriva proprio da elementi del gruppo Cuccaro). Il suo boss, Marco De Micco, soprannominato “Bodo” (un personaggio dei cartoni animati) è giovane e molto aggressivo, ed è attualmente detenuto in Lombardia per una condanna in primo grado a due anni e otto mesi di reclusione per tentata estorsione aggravata dalla matrice camorristica.
Il conflitto ha radici più antiche. Nel 2013, inizia una scia di sangue, e ciò può essere considerato come il primo atto della guerra culminata con gli arresti sopra descritti.  Il primo omicidio è avvenuto a San Giovanni a Teduccio il 12 gennaio 2013. La vittima, ventiquattro anni, e incensurata. Pochi giorni dopo, vengono colpiti due giovani, di 20 e 18 anni, quest’ultimo  nipote di Teresa De Luca Bossa, appartenente all’omonimo clan (un clan scissionista dei Sarno, a lungo impegnato in una sanguinosa faida con questi, anch’esso operante su Ponticelli, oltre che a Pianura). La violenza sale di livello quando ad ottobre 2013 viene ucciso un membro di spicco del clan Cuccaro, e l’8 aprile 2014 viene colpito un capo del gruppo Amodio/Abrunzio. Questi due omicidi possono essere infatti letti come tentativi di frenare l’espansione del sodalizio De Micco/Amodio/Abrunzio. 
 Cosa succederà ora? Difficile dirlo. L’ondata di arresti, secondo la stampa, avrebbe disarticolato sia i D’Amico che i De Micco. L’esperienza dimostra che la galassia camorrista è sempre pronta ad occupare gli spazi lasciati liberi da chi cade in disgrazia. Quindi, si aprono spazi per l’espansione di nuovi gruppi. Forse i De Luca Bossa, che dopo una fase di declino sembrano essersi alleati con il boss di Pianura, ovvero Giuseppe Marfella detto ‘o Percuoco? O forse altri clan affiliati ai Mazzarella, come i Formicola/Silenzio, potrebbero allargare la loro attività, sostituendo gli alleati D’Amico in rovina? E’ evidentemente troppo presto per dirlo. Ciò che invece non è affatto prematuro è prevedere una nuova fase di omicidi e sangue nelle strade di Conocal e di Ponticelli, per occupare gli spazi liberi. Occorrerà quindi grande attenzione da parte delle forze dell’ordine nei prossimi mesi.

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