Ha fatto molto scalpore, nella
stampa, l’ennesimo episodio della guerra di camorra che si sta verificando
nella periferia est di Napoli, con la diffusione dei video fatti dai
carabinieri nell’ambito dell’indagine che ha portato a 63 arresti per tentato omicidio, sequestro di persona, porto
e detenzione di armi da sparo, tutto aggravato dal metodo mafioso, in cui si
vedono sparatorie in mezzo al rione Conocal di Ponticelli. Evidentemente, l’assenza
di una struttura organizzativa piramidale (come quella che, a quanto pare, si è
data recentemente la ‘Ndrangheta) dopo la grande guerra di camorra fra
cutoliani e Nuova Famiglia degli anni passati, e la conseguente anarchia dei
clan camorristici, soprattutto nel napoletano (dove, a differenza del
casertano, non vi è un clan egemone che in qualche modo impone la sua legge
agli altri) porta naturalmente a questa estrema e manifesta violenza di strada
durante le guerre per la spartizione del territorio (nel caso di specie,
soprattutto per la divisione delle piazze di spaccio dello stupefacente fra
clan rivali).
Cerchiamo, quindi, di collocare
quanto sta avvenendo in questi giorni nella periferia napoletana, individuando
luoghi, protagonisti e conflitti in atto. Iniziando dal luogo: il rione Conocal
nasce immediatamente dopo il terremoto del 1980, finanziato dalla legge di
ricostruzione (la 219/1981), come espansione edilizia del famigerato quartiere
de Gasperi, sede di molti dei gruppi camorristici napoletani più famosi , come
quello dei Sarno. Si tratta di un quartiere di edilizia popolare di cattiva
qualità, con indici di popolamento eccessivi, caratterizzato da forte degrado
urbanistico, dove peraltro le problematiche dell’amianto non sono ancora del
tutto risolte, che, negli anni Ottanta, ha accolto gli sfollati del terremoto
provenienti da altri quartieri della città. Un insieme di alveari edilizi mal
costruiti, senza servizi, di fatto uno dei tanti snodi della speculazione
edilizia degli anni Ottanta, che ha creato problemi di convivenza e qualità della
vita legati all’eccessiva densità abitativa privata di adeguati spazi verdi e
di socializzazione, accentuati dal senso di sradicamento di molti abitanti,
provenienti da altre zone della città e che ha finito per creare una sensazione
diffusa di ghettizzazione , con tutte le conseguenze in termini di
emarginazione sociale e senso di abbandono da parte delle istituzioni che tale
sensazione genera. Oltretutto, per un tragico errore urbanistico, tale rione
viene costruito proprio a ridosso di un’area a fortissima densità camorristica,
facendo finire gli abitanti del rione in pasto alla camorra. Non a caso, uno
dei primi business che il capostipite dei Sarno, Ciro, mette in campo con i
nuovi arrivati dopo il terremoto, è l’assegnazione illegale degli alloggi
popolari, a danno dei legittimi proprietari. E non è un caso: con l’amministrazione
delle case occupate illegalmente, Ciro Sarno guadagnerà il rispetto dei
residenti, e spesso la loro gratitudine, fino ad acquisire il soprannome di ’o
Sindaco, realizzando quel radicamento sociale che ogni sistema mafioso ricerca
(per vari motivi, il principale dei quali è che in questo modo il clan
acquisisce pacchetti di consenso utilizzabili per negoziare favori con la
politica, tramite il voto di scambio. Infatti, dopo il suo pentimento, Ciro
Sarno racconterà dei rapporti intrattenuti con la Dc napoletana).
Rione Conocal
Inevitabilmente, le scelte
urbanistiche ed edilizie facilitano il radicamento criminale. Conocal è di
fatto, oggi, uno degli epicentri della criminalità partenopea. Ed è una delle zone
più calde dei conflitti camorristici. In particolare, è in atto una guerra che
deriva, in parte, dalla destrutturazione di alcuni clan tradizionalmente dominanti
nell’area est (ovvero i Sarno e i Cuccaro/Aprea, questi ultimi radicati nel “Lotto
Zero”, quartiere confinante a Conocal) colpiti dalle indagini e dai processi,
ed in parte dal ridimensionamento dello spaccio di stupefacente nei quartieri
settentrionali, che porta ad uno spostamento delle piazze di spaccio in quelli
orientali, creando inevitabili tensioni con chi è già insediato in tali aree.
In particolare, il clan Sarno,
destrutturato dall’ondata di arresti del 2008-2009 e dal pentimento del
patriarca Ciro, sembra aver finito di
consumarsi nel tentativo di scalzare il potente clan Mazzarella, suo ex alleato
ai tempi del cartello fra i clan Mazzarella/Sarno/Misso. I Mazzarella, dunque,
usciti vincitori dalla guerra con ciò che restava dei Sarno, sebbene
indeboliti, sono oggi ancora dominanti a San Giovanni a Teduccio. Hanno inoltre
sottoposto al loro controllo il clan dei D’Amico, che un tempo operava come gruppo
di fuoco al servizio dei Sarno, e che con la fine di questi ultimi ha cambiato
padrone.
Il clan D’Amico è quindi da
sempre un gruppo di affiliati, che ha sfruttato le sue capacità militari come
gruppo di fuoco al servizio di clan sovraordinati, ed è capeggiato da Antonio,
detto “Fravulella” (fragolina), che però è un tipo tutt’altro che dolce: viene
arrestato nel 2009 per omicidio ed associazione a delinquere di stampo mafioso
ed è considerato alleato al clan dei Ricci (è zio di Marco Ricci) che opera nei
quartieri spagnoli (e dunque in centro). La crescita di importanza, sia pur
come affiliato ai Mazzarella, di “Fravulella”, deriva dalla guerra in atto nei
quartieri orientali, ed è testimoniata da 4 arrestati che portano il tatuaggio
di Fravulella sul petto, e che quindi sono, presuntamente, suoi soldati. Il
tatuaggio ha un significato simbolico molto potente per i camorristi, che può
grosso modo tradursi in “mi ti porto addosso, sulla pelle”, cioè in una
testimonianza di fedeltà assoluta, “fisica”, nei confronti del bosso che ti “marchia”
sul corpo il suo nome.
Uno degli arrestati con il tatuaggio di Fravulella
Ed un arrestato del clan di "Bodo", il cui tatuaggio, oltre che il soprannome del boss, riporta le parole "rispetto, fedeltà, onore" che sanciscono il vincolo associativo di obbedienza al capo
Il clan D’Amico deve quindi
difendersi, anche per conto dei Mazzarella che gli sono sovraordinati, dall’aggressività
di un clan emergente, quello dei De Micco, anch’esso operante nella zona est
(in determinate aree di Ponticelli) che, molto ben armato, operante nelle estorsioni
e nella droga, sfrutta la sua alleanza con il clan Amodio/Abrunzio per occupare
le zone del clan Cuccaro/Aprea, in declino, e per aprirsi la strada verso le
piazze di spaccio nel quartiere Conocal (il clan Amodio/Abrunzio deriva proprio
da elementi del gruppo Cuccaro). Il suo boss, Marco De Micco, soprannominato “Bodo”
(un personaggio dei cartoni animati) è giovane e molto aggressivo, ed è
attualmente detenuto in Lombardia per una condanna in primo grado a due anni e
otto mesi di reclusione per tentata estorsione aggravata dalla matrice
camorristica.
Il conflitto ha radici più
antiche. Nel 2013, inizia una scia di sangue, e ciò può essere considerato come
il primo atto della guerra culminata con gli arresti sopra descritti. Il primo omicidio è avvenuto a San Giovanni a
Teduccio il 12 gennaio 2013. La vittima, ventiquattro anni, e incensurata. Pochi
giorni dopo, vengono colpiti due giovani, di 20 e 18 anni, quest’ultimo nipote di Teresa De Luca Bossa, appartenente
all’omonimo clan (un clan scissionista dei Sarno, a lungo impegnato in una
sanguinosa faida con questi, anch’esso operante su Ponticelli, oltre che a
Pianura). La violenza sale di livello quando ad ottobre 2013 viene ucciso un
membro di spicco del clan Cuccaro, e l’8 aprile 2014 viene colpito un capo del
gruppo Amodio/Abrunzio. Questi due omicidi possono essere infatti letti come
tentativi di frenare l’espansione del sodalizio De Micco/Amodio/Abrunzio.
Cosa succederà ora? Difficile dirlo.
L’ondata di arresti, secondo la stampa, avrebbe disarticolato sia i D’Amico che
i De Micco. L’esperienza dimostra che la galassia camorrista è sempre pronta ad
occupare gli spazi lasciati liberi da chi cade in disgrazia. Quindi, si aprono
spazi per l’espansione di nuovi gruppi. Forse i De Luca Bossa, che dopo una
fase di declino sembrano essersi alleati con il boss di Pianura, ovvero
Giuseppe Marfella detto ‘o Percuoco? O forse altri clan affiliati ai
Mazzarella, come i Formicola/Silenzio, potrebbero allargare la loro attività,
sostituendo gli alleati D’Amico in rovina? E’ evidentemente troppo presto per
dirlo. Ciò che invece non è affatto prematuro è prevedere una nuova fase di
omicidi e sangue nelle strade di Conocal e di Ponticelli, per occupare gli
spazi liberi. Occorrerà quindi grande attenzione da parte delle forze dell’ordine
nei prossimi mesi.
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