L'operazione
anticamorra scattata il 9 febbraio scorso a Roma, che ha portato a 61 arresti, è
l'ennesimo pezzo del sistema di potere di Mafia Capitale che viene
intaccato. Fra le ordinanze di custodia, spicca il nome di Domenico
Pagnozzi, meglio noto come "Mimi 'o professore", già al 41 bis per
omicidio e associazione mafiosa. Si tratta di un pezzo grosso della
camorra, di quel clan Pagnozzi che controlla la provincia
di Benevento, uscito fra i vincitori della guerra fra la Nuova Famiglia
di Alfieri e la NCO di Cutolo,e che dagli anni Novanta si è trapiantato
a Roma, portandosi dietro l'alleanza, cementata durante la guerra di
camorra stessa, con la cosca di Michele Senese "'o pazz". Impostosi con
la violenza sull'area sud-est di Roma, a ridosso del territorio dei
Casamonica, dopo aver prima collaborato, e poi eliminato Giuseppe
Carlino, "Pinocchietto", capo della banda della Marranella (uno spin-off
indigeno, oramai del tutto scomparso dopo la morte di Carlino e di
Sbarra, e l'arresto di Sibio, della vecchia banda della Magliana)
collaborava con Senese e, tramite questi, con Carminati, nella
spartizione della città. aveva di fatto realizzato una organizzazione camorristica nel Tuscolano, uno spin off della cosca sannita di Mimì 'o professore, strutturata però secondo un modello tipico della malavita organizzata romana, cioè con una sufficiente dose di autonomia dei singoli aderenti, legati comunque dal vincolo associativo.
Mimì 'o professore
Con un ampio livello di alleanze operative con il gruppo di Carminati ed altre organizzazioni mafiose, calabresi e campane, operanti su Roma, il gruppo era dedito, secondo i Carabinieri, ai seguenti reati: associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze
stupefacenti, estorsione, rapina, usura, riciclaggio, reimpiego di
denaro di provenienza illecita, fittizia intestazione di beni, illecita
concorrenza con violenza e minacce, illecita detenzione di armi,
riciclaggio e altro, con l’aggravante delle modalità mafiose. Borghesiana, Ponte di Nona, Tor Pignattara, il Pigneto, Centocelle, il Quarticciolo e naturalmente la zona della Tuscolana e di Cinecittà erano le zone elettive di spaccio di stupefacenti del gruppo, che evidentemente doeva aere anche accordi con i Casamonica, che operano più o meno in zone analoghe della capitale.
Il sodalizio con il gruppo di Carminati, secondo gli inquirenti, li ha anche condotti a realizzare, per conto di quest'ultimo, operazioni di riciclaggio in bar, attività commerciali anche evolute (operanti nel settore dei new media), immobili di lusso, e non disdegnavano nemmeno l'attività più violenta e più da crimine da strada del recupero crediti.
Da questa storia si possono trarre due
riflessioni:
a) dal 41 bis,in un carcere
del Nord, Pagnozzi continuava a gestire i suoi affari. Quindi sarebbe
il caso di ripensare a questo regime carcerario poco umano ed anche
inefficace;
b) la copertura politica che assisteva gli affari delle
varie componenti di Mafia Capitale è completamente
saltata. Perchè? Perché, probabilmente, la priorità politica è quella di fare
austerità sui bilanci del Comune, per cui occorre ridurre l'incidenza di
chi, in termini criminali, ci mangiava sopra.
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lunedì 2 marzo 2015
Operazione Tulipano: cade un altro pezzo del sistema-Roma
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